“La scrittura,quella a mano, in corsivo, imparata e ripetuta sui banchi di scuola, poi tralasciata a favore delle tastiere dei computer e dei cellulari oppure trascurata e quasi “dimenticata” preferendole stampato maiuscolo e ancor più minuscolo sta conoscendo una nuova stagione di gloria e il merito è in parte di una serie di ricerche scientifiche fatte nella patria del digitale, l’America. Alcuni test condotti attraverso la risonanza magnetica nell’Università dell’Indiana hanno dimostrato che i bambini che hanno dimestichezza con la a mano dimostrano una maggiore attività neurologica nell’area del cervello predisposta all’apprendimento rispetto a quelli abituati alla tastiera del computer”.Riporta ancora F. Sindici che “altri esperimenti hanno riguardato la mente degli adulti.
Anche qui le tecniche di MRI (Magnetic Resonance Imaging) hanno messo in relazione l’abitudine alla scrittura manuale con le regioni cerebrali connesse all’immaginazione e alla creatività. «Sembra che ci sia una relazione importante tra la capacità di manipolare manualmente simboli a due dimensioni e la nostra attività cerebrale», spiega Karin Harman James, del Dipartimento di Psicologia e Neuroscienze dell’Università dell’Indiana, che ha guidato la ricerca, appena pubblicata”.
Scrivere a mano aiuta ad imparare anche secondo una ricerca dell’Università di Washington. Ed è una ginnastica per le sinapsi.
I bambini che hanno imparato e usano il corsivo nei temi esprimono idee più originali di quelli già esperti di computer. Umberto Eco ho scritto sul «Guardian»: «I bambini, e non solo loro, non sanno più scrivere a mano. La nostra generazione ha imparato a scrivere a forza di ricopiare in bella grafia le lettere dell’alfabeto».
Ma oggi l’attenzione degli educatori comincia a guardare indietro: alla scrittura personale ritrovata, il corsivo.
“In Inghilterra, alcune scuole i bambini mettono negli zainetti anche la stilografica, che richiede una certa destrezza, in Francia, nelle classi è tornato il dettato e in Italia, sempre più insegnanti sono sensibili a un corsivo scorrevole e comprensibile nelle loro valutazioni”.
Proprio al corsivo il magazine americano «Time» ha dedicato, un anno fa, un lungo reportage in cui è riportato come la scrittura in corsivo, con le lettere legate le une alle altre, riproduce il fluire del pensiero mentre i caratteri separati, in una tastiera, portano a una frammentazione artificiale. Caratteristica questa che è ben sintetizzata ed espressa nel segno “Legata” della Psicologia della Scrittura del Marchesan. Di recente, è stato il «Wall Street Journal» a dare notizia del ritorno della scrittura a mano. Negli Usa, le librerie espongono diversi manuali e le aziende cominciano a chiedere ai candidati curriculum da far valutare al grafologo.
Tralasciare il computer? Direi proprio di no. Piuttosto ne è auspicabile un uso maggiormente mirato, specie in giovane età, non facendolo diventare il sostituto di una fondamentale attività umana: trasferire su carta pensieri, idee, emozioni…. Scrivere!
Con la propria, personale, scrittura.
Come dice Umberto Eco: «Le persone non viaggiano più a cavallo ma molti vanno a scuola di equitazione. Sarebbe una buona cosa se i genitori iscrivessero i figli alle scuole di calligrafia».
Rossana Agnolin