Si avvicina il momento in cui si proclamano le parole dell’anno, cioè le parole, di solito i neologismi, che sono apparse più significative e rappresentative dell’anno che sta per finire. Io ho già scelto la mia parola dell’anno. Ègelicidio. Il suo significato, secondo il dizionario Treccani, è ‘fenomeno meteorologico piuttosto raro (anche detto tempesta di ghiaccio, vetrone, vetrato), per il quale l’acqua piovana, cadendo con temperatura inferiore a 0 °C (ma ancora liquida per soprafusione), si congela rapidamente a contatto degli oggetti colpiti, rivestendo tutto di ghiaccio liscio e limpido e arrecando gravissimi danni alla vegetazione’. Deriva dal lat. gelicidium, a sua volta composto di gelu ‘gelo’ e di -cidium, da cadĕre‘cadere’.
Non è, in realtà, una parola recente. Nella storia dell’italiano, nel significato più generico di ‘gelata, brinata’, o ‘gelo, temperatura rigida’, o ‘ghiaccio, brina’, è attestata fin dal Trecento. In anni recenti la parola è stata recuperata nel lessico della metereologia, nel significato che ho riportato prima. Di qui è stata, sia pure sporadicamente, ripresa dai giornali: occorrenze di gelicidio si trovano nel «Corriere della Sera» dal 2006. A dicembre 2009, in occasione di un gelicidio che si è verificato nella pianura padana, il «Corriere della Sera» ha dedicato una scheda alla parola.