"Aspettarsi che tutti i bambini,della stessa età,imparino allo stesso tempo,usando gli stessi materiali...è come aspettarsi che tutti i bambini della stessa età,indossino allo stesso tempo la stessa taglia di vestiti."
COLLABORANO A QUESTO SITO:
Dott.ssa in Giurisprudenza Priscilla Scicolone (Luiss Roma)
Dott.ssa in Psicologia Anna La Guzza (Milano)
Docente Universita' Tor Vergata Prof.Aurelio Simone (Roma)
Docente Universita' di Venezia Prof. Enrico Cerni (Venezia)
Dott. Psicoterapeuta Onofrio Peritore (Licata)
Dott. in Psicologia clinica Scicolone Rosario (Lumsa Roma)
Dott. ssa in Danzaterapia (Ada Licata D'Andrea Licata)
Dott. Gianluca Lo Presti Esperto in DSA ADHD
...................................................................................................
GLI ALUNNI DELLA CLASSE
1^B:Daniele,Arianna,Roberta,VincenzoP.,Hilary,Gemma,Simona,Alessandro R.,Gaetano,Calogero,Francesco,Flavio,AlessandroS.,Serena,Antonino,Antonio,Giorgia,Ferdinando,Alice,Kadija,Alessia,
Karim,Alberto,Vincenzo N.,Edisea,Gabriele. Tutti i genitori degli alunni

Grazie a tutti per la collaborazione

domenica 14 dicembre 2014

LA FAVOLA DEL GIARDINIERE E DELLA ROSA.


C’era una volta un giardiniere. Un brav'uomo, con l’arte nelle mani.
Aveva un bel giardino dove coltivava vari tipi di piante e fiori.
Ci fu un tempo in cui il giardiniere si trovò a coltivare anche una rosa. Una bella rosa bianca e profumatissima.
Il giardiniere era gentile, garbato e affettuoso e la rosa si affezionò a lui. La rosa ammirava l’ arte del giardiniere e si sforzava di spandere il suo profumo per tutto il giardino perché il giardiniere ne traesse conforto e gioia.
Un giorno, però, al giardiniere si offuscarono gli occhi. Il profumo della rosa cominciò a dargli fastidio e prese a occuparsene sempre meno. La rosa tentò di accrescere il suo profumo, ma questo destava ancora più fastidio nel giardiniere. A poco a poco gli occhi del giardiniere si chiusero e lui si convinse che quella non fosse una rosa, ma una pianta d’ortica. Avrebbe infestato tutto il giardino, occorreva estirparla.
Iniziò così ad avvelenarla, perché seccasse e morisse. Non la voleva più nel suo giardino.
La rosa tentò di resistere, triplicò il suo profumo, per far capire che non era una pianta d’ortica, ma una rosa. Ma il giardiniere pensò che quella pianta d’ortica fosse tracotante e stupida a volersi spacciare per rosa, e aumentò le dosi di veleno. Alla fine la rosa si arrese, accettò il veleno, si inaridì e si lasciò morire, scomparendo per sempre dal giardino.
Non è dato sapere cosa ne sia stato del giardiniere. Probabilmente non si rese mai conto di aver avvelenato uno tra i fiori più belli del suo giardino, e sta ancora là a bearsi, convinto d’aver estirpato una pianta d’ortica.
                                                                                                             Angela Mancuso