"Aspettarsi che tutti i bambini,della stessa età,imparino allo stesso tempo,usando gli stessi materiali...è come aspettarsi che tutti i bambini della stessa età,indossino allo stesso tempo la stessa taglia di vestiti."
COLLABORANO A QUESTO SITO:
Dott.ssa in Giurisprudenza Priscilla Scicolone (Luiss Roma)
Dott.ssa in Psicologia Anna La Guzza (Milano)
Docente Universita' Tor Vergata Prof.Aurelio Simone (Roma)
Docente Universita' di Venezia Prof. Enrico Cerni (Venezia)
Dott. Psicoterapeuta Onofrio Peritore (Licata)
Dott. in Psicologia clinica Scicolone Rosario (Lumsa Roma)
Dott. ssa in Danzaterapia (Ada Licata D'Andrea Licata)
Dott. Gianluca Lo Presti Esperto in DSA ADHD
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GLI ALUNNI DELLA CLASSE
1^B:Daniele,Arianna,Roberta,VincenzoP.,Hilary,Gemma,Simona,Alessandro R.,Gaetano,Calogero,Francesco,Flavio,AlessandroS.,Serena,Antonino,Antonio,Giorgia,Ferdinando,Alice,Kadija,Alessia,
Karim,Alberto,Vincenzo N.,Edisea,Gabriele. Tutti i genitori degli alunni

Grazie a tutti per la collaborazione

lunedì 29 febbraio 2016

L'INTELLIGENZA NUMERICA

Nel video, la Dottoressa Lucangeli anticipa la necessità di individuare delle strategie personali per destreggiarsi tra i numeri. Cosa vuole dire? Lo spiego con un esempio molto semplice: quanto fa 15-8? per trovare il risultato scelgo nella mia mente la strada che mi è più comoda e ho diverse alternative: posso arrivare alla decina e sottrarre il rimanente (quindi 15-5 e poi 10-3), partire al contrario (da 8 a 10 = 2 , da 10 a 15= 5, 5+2= 7).Da adulti non ci rendiamo conto spesso di quale procedura (strategia) siamo abituati ad applicare nei calcoli a mente. I bambini devono ancora scegliere la loro. Spesso le difficoltà nascono proprio perchè non capiscono la procedura insegnata dalla maestra a scuola. Se i vostri figli hanno imparato a fare le divisione con il quadro a griglie, vi sarete trovati spaesati anche voi (io sono andata in panico!).

La scuola del futuro che la Finlandia ha costruito per superare se stessa

finlandiaLa Saunalahti school nella città di Espoo, Finlandia, è stata costruita partendo dal concetto che l’ambiente influisce sull’apprendimento e sulla felicità dei bambini a scuola. Quindi hanno costruito una scuola aperta, senza barriere né costrizoni                                              
“Una scuola finlandese ancora migliore delle altre scuole finlandesi” dice il sitofinland.fi, del ministero degli affari esteri della Finlandia, presentando la Saunalahti school nella città di Espoo. Come dire, abbiamo superato noi stessi: se le scuole finlandesi sono ai vertici mondiali per qualità di strutture e risultati scolastici degli alunni, la “scuola del futuro” recentemente inaugurata farà anche meglio,diventando “metafora dell’istruzione finlandese contemporanea”. Costruita dalla famosa società di architetti Verstas, ospita 750 studenti, dalla scuola d’infanzia all’adolescenza, in una struttura di 10 mila metri quadri che comprende l’asilo e lo “youth club”, la caffetteria, la biblioteca e la palestra.
Spazi aperti, aria e luce
Spesso gli psicologi sostengono che se cambiamo il nostro approccio all’istruzione e all’educazione, molti alunni cambierebbero il loro atteggiamento verso la scuola e sarebbero portati ad amarla, anziché odiarla. Fatta eccezione per il primo giorno di scuola, infatti, in cui tutti siamo più o meno eccitati dalla novità, per gran parte dei bambini la quotidianità scolastica porta un senso di noia e svilimento. Alla Saunalahti school hanno trovato un modo brillante per risolvere il problema, cominciando proprio dall’edificio.
Più che una scuola sembra un museo d’arte modera, pieno di luce e aria.
Gli architetti della Verstas sono stati molto attenti a fare qualcosa di diverso dal tipico design delle scuole pubbliche. Secondo l’architetto Ilkka Salminen, che ha partecipato nella costruzione della scuola con gli altri architetti Väinö Nikkilä, Jussi Palva e Riina Palva, “l’istituto non è pensato solo come un posto dove studiare le materie tradizionali, ma per diventare un punto focale della città di Espoo”. La biblioteca, infatti, è aperta al pubblico di sera, e “c’è una crescente integrazione tra la scuola, l’asilo e lo youth club”.
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domenica 28 febbraio 2016

Steve Jobs non voleva che i figli usassero la "sua" tecnologia. Ecco perché

STEVE JOBS APPLE

Steve Jobs ha costruito il suo inestimabile impero tecnologico attraverso la creazione di iPod, iPad e iPhone ormai usati in (quasi) tutto il mondo. Ma quando si trattava dei suoi figli, la sua risposta arrivava secca: non voleva li usassero.
Nel 2014, sulle pagine del New York Times, si leggeva un'intervista rilasciata dal fondatore e amministratore delegato della Apple nel 2010, in seguito al lancio del primo iPad Quando gli viene chiesto cosa pensano i figli del nuovo dispositivo, la risposta di Steve Jobs arriva lapidaria: "Non lo conoscono. Dobbiamo limitare l'uso della tecnologia dentro casa da parte dei nostri bambini".
L'immaginario collettivo pensa alla casa di Jobs come al paradiso della tecnologia, caratterizzato da grandi schermi e dispositivi di ogni sorta. Ma non è nemmeno lontanamente così, ha spiegato Steve Jobs al New York Times. Proprio lui, il guru della tecnologia, non ha circondato i figli dei suoi strumenti, come invece sono soliti fare i genitori di oggi. Forse perché gli addetti ai lavori sanno qualcosa che noi non sappiamo.Steve Jobs non è il solo. Questo approccio protettivo nei confronti dei bambini e del dominio della tecnologia è molto comune tra le personalità che, su quelle stesse tecnologie, hanno costruito la loro fortuna. Dello stesso avviso è infatti Chris Anderson, ex direttore del magazine Wired e coofondatore di Robotica 3D, accusato dai figli di essere eccessivamente concentrato sulla tecnologia. Anderson così controbatte: "Conosco i pericoli della tecnologia, li ho vissuti sulla mia pelle e non voglio che accada lo stesso ai miei figli"

"I genitori iperprotettivi creano danni psicologici permanenti nei figli". La ricerca su 5000 volontari nati nel 1946

"L'iperprotettività dei genitori verso i figli, soprattutto durante il periodo dell'infanzia e della crescita, può causare loro dei danni psicologici permanenti da adulti". A mettere in guardia le mamme e i papà dall'essere troppo apprensivi è una nuova ricerca, pubblicata sul Journal of Positive Psychology, una delle più vaste su questo tema. Gli studiosi hanno seguito più di 5000 persone fin dalla loro nascita, nel 1946: dall'analisi è emerso che i partecipanti cresciuti senza genitori troppo "opprimenti" erano proprio quelli che risultavano avere il punteggio più alto in sondaggi riguardanti la felicità e il loro benessere generale.

Se è noto da tempo quanto l'infanzia abbia profondi effetti sulla crescita di un individuo, la ricerca è una delle prime a "calcolare" sul lungo periodo l'impatto di alcuni comportamenti da parte dei genitori. Al contrario di alcuni studi precedenti, secondo i quali i figli con legami molto stretti con madri e padri sono più predisposti a creare una relazione forte con il partner, dagli esperimenti condotti dai ricercatori della University College London è emerso che i più "infelici" erano proprio i volontari che, intervistati all'età di circa quarant'anni, ricordando l'infanzia descrivevano la mamma e il papà come iperprotettivi.
"Un controllo costante, psicologico, sui bambini può limitare la loro indipendenza e può, infine, farli sentire meno capaci di regolare il proprio comportamento in base alle situazioni", spiegano gli studiosi. Invadere la loro privacy o prendere decisioni al posto loro può aumentare il bisogno da parte del piccolo di una o di entrambe le figure genitoriali. Ma ciò non significa lasciare fare ai figli ciò che più vogliono: nessuna ripercussione a livello psicologico c'è stata sui bambini ai quali i genitori ogni tanto vietavano di uscire fuori a giocare.
"I genitori sono vitali per il benessere mentale delle future generazioni - spiega l'autore dello studio, il professor Mai Stafford della Medical Research Council’s Lifelong Health and Ageing unit dell'università inglese -. Da questo punto di vista bisognerebbe ridurre le pressioni economiche e di altro tipo sulle mamme e sui papà, in modo che possano dedicarsi a creare una relazione migliore con i loro figli, senza eccessi".
Ilaria Betti, L'Huffington Post
Pubblicato: 

MEDICAL NEWS 8P ANORESSIA NERVOSA E BULIMIA

 Psicoterapia della Gestalt - Dott.Onofrio Peritore


sabato 27 febbraio 2016

Si dice "Scrivi alla lavagna" o "sulla lavagna"? Le preposizioni: quando le usiamo in modo sbagliato e non ce ne rendiamo conto - Italiano Senza Errori

L'uso delle preposizioni è cambiato molto nel corso del tempo e costrutti che una volta venivano considerati errori oggi sono invece comunemente accettati.
La grammatica, tuttavia, non è sempre una questione di "interpretazione" o di "moda". Gli errori esistono e restano tali.
Per quanto riguarda l'uso delle preposizioni, quindi, vediamo i più frequenti nella tabella riportata in basso:

venerdì 26 febbraio 2016

La cavalletta e le formiche (1934)


Edizioni Centro Studi Erickson

Diamo un voto alla gentilezza e alla fantasia? Monica e Rossana Colli, sono d'accordo con Daniele Novara, ma oltre a bocciare il voto propongono le pagelle alternative. Perché anche la gentilezza, la curiosità e la fantasia sono valori importanti che ci identificano e ci fanno crescere
.Associazione Proxxima

                          

giovedì 25 febbraio 2016

Stati Uniti, i bimbi leggono favole ai cani abbandonati

Stati Uniti, i bimbi leggono favole ai cani abbandonati
Migliorare la propria lettura aiutando dei cani abbandonati. L'iniziativa è stata lanciata dalla Humane Society of Missouri, un'associazione che si occupa della cura degli animali in difficoltà, e vede il coinvolgimento di bambini e ragazzini dai 6 ai 15 anni. Questi, dopo una preparazione specifica di dieci ore, leggono favole ai cani con problemi di fiducia nei confronti degli esseri umani, con l'obiettivo di renderli 'adottabili' il prima possibile. Il 'Shelter buddies reading program' è un progetto ambizioso che unisce l'apprendimento alla terapia. "Volevamo aiutare i nostri cani più timidi e traumatizzati senza un'interazione fisica forzata - ha dichiarato il direttore del programma Jo Klepacki - e ascoltare un bambino che legge riesce davvero a calmare questi animali. Siamo sorpresi in maniera positiva dai risultati che abbiamo ottenuto".

Il futuro dell'astronomia a onde gravitazionali

Il futuro dell'astronomia a onde gravitazionali
Un secolo fa, quando Albert Einstein per la prima volta aveva previsto l'esistenza delle onde gravitazionali - sottili increspature nello spazio-tempo prodotte da oggetti massicci che sfrecciano nel cosmo - aveva immaginato che non sarebbero mai state osservate. Anche se gli echi di lontane sinfonie celesti si propagano attraverso il tessuto profondo della realtà, Einstein pensava che le loro eteree armonie fossero destinate a rimanere inascoltate per l'eternità.
Lo scorso 11 febbraio, gli scienziati del Laser Interferometer Gravitational-Wave Observatory (LIGO) hanno dimostrato che Einstein aveva sia ragione sia torto, annunciando di aver rilevato la prima nota di quella sinfonia cosmica che nessuno avrebbe mai potuto ascoltare. Si trattava di un cinguettio gorgogliante di onde gravitazionali prodotte dalla nascita catastrofica di un buco nero, prodotta dalla fusione di due più piccoli. Emesse in una galassia lontana quando la vita multicellulare iniziava a popolare la Terra, le onde hanno viaggiato alla velocità della luce per più di un miliardo di anni, finendo per investire il nostro pianeta a settembre scorso, e impiegando appena sette millesimi di secondo per attraversare la distanza tra le due stazioni di rilevazione gemelle di LIGO, una in Louisiana e l'altra nello Stato di Washington.

L’ONU premia l’Italia per l’integrazione degli alunni disabili


L’ONU premia l’Italia per l’integrazione degli alunni disabili
L’Italia ha ricevuto un importante riconoscimento per l’innovativa normativa sull’integrazione degli studenti con disabilità. Il Miur, infatti, è stato premiato nella sede centrale di Vienna delle Nazioni Unite nell’ambito della Conferenza Progetto Zero, con questa la motivazione: “Esemplare nelle aree dell’innovazione, dei risultati e della trasferibilità, la Legge-quadro n. 104 del 1992 per l’assistenza, l’inclusione sociale e i diritti delle persone con disabilità è eccezionale in quanto essa non soltanto prescrive che tutti gli alunni debbano essere inclusi nelle scuole di tutti gli ordini e grado (incluse le Università), sia pubbliche che private, e partecipare pienamente alla vita scolastica, ma soprattutto perché essa è stata applicata in tutto il Paese, che registra pertanto il più alto livello di inclusione delle persone con disabilità nelle classi ordinarie, e gode di un convinto consenso alla piena inclusione a livello nazionale”.

Trippetto e il cellulare

Molti bambini ricevono il cellulare in dono dalle proprie famiglie e tendono a sacrificare una comunicazione immediata e spontanea con una virtuale. Naturalmente negli anni saranno coinvolti dalla tecnologia, ma è bene che durante l’infanzia conservino il privilegio del gioco e della immediatezza della comunicazione: Trippetto al proposito ha le idee molto chiare… come ci racconta Simona Vezzuto
Illustrazione di Luca Ciancio
Smarty: Ehi Trippy, ho preso un gran voto in topografia…E allora i miei scuciono un po’ di grana e mi comprano il CELLULARE di nuova generazione! Ci pensi?

Trippy: Non è una cosa che mi fa elettrizzare i baffi…

Smarty: Ma perché nella tua tana non c’è Campo?

Trippy: Scherzi? Il babbo coltiva le zucchine, i peperoni, l’insalata, la cicoria, i broccoli…La casa è un po’ topaia ma la campagna è ridente e favolosa…

Smarty: Ma come si può vivere senza WhatsApp?

Trippy: Non solo abbiamo la zappa, ma anche la vanga e il rastrello…

Smarty: Ma se devi raccontare qualcosa a un amico, se gli devi comunicare un messaggio, se vuoi condividere un progetto, come fai?

Trippy: Lo vado a trovare e vuoto il sacco… E facciamo merenda insieme, un momento speciale come il cacio sui maccheroni…

Smarty: Ma in questo modo vuoi stare fuori della Rete?

Trippy: C’è tempo ancora… Mi piace la libertà e non voglio cadere nella trappola…

GUERRA E PACE

mercoledì 24 febbraio 2016

ll ciclo di Deming o Deming Cycle (ciclo di PDCA - plan–do–check–act)

".....è un modello studiato per il miglioramento continuo della qualità in un'ottica a lungo raggio. Serve per promuovere una cultura della qualità che è tesa al miglioramento continuo dei processi e all'utilizzo ottimale delle risorse. Questo strumento parte dall'assunto che per il raggiungimento del massimo della qualità sia necessaria la costante interazione tra ricerca, progettazione, test, produzione e vendita. Per migliorare la qualità e soddisfare il cliente, le quattro fasi devono ruotare costantemente, tenendo come criterio principale la qualità....."



La sequenza logica dei quattro punti ripetuti per un miglioramento continuo è la seguente:
P - Plan. Pianificazione.
D - Do. Esecuzione del programma, dapprima in contesti circoscritti.
C - Check. Test e controllo, studio e raccolta dei risultati e dei riscontri.
A - Act. Azione per rendere definitivo e/o migliorare il processo (estendere quanto testato dapprima in contesti circoscritti all'intera organizzazione).

martedì 23 febbraio 2016

7 qualità dell’insegnante di sostegno

insegnante di sostegno

1) Sorridente
Portare la felicità, strappare una risata e un abbraccio, devono essere la dote più importante nel nostro lavoro; conquistiamo i bambini trasmettendo loro voglia di fare e di imparare e loro ci ricambieranno con mille soddisfazioni: dopotutto, l’apprendimento passa proprio attraverso le emozioni, no?

2) Elasticità
Molti insegnanti di sostegno sanno bene che possiamo esserci preparati la lezione della nostra vita per quel determinato giorno ma, se l’alunno che seguiamo proprio quel giorno è di luna storta, non ci si può fare proprio niente. Elasticità significa sapersi adattare al momento, abbandonare i progetti che ci eravamo preposti e saper inventare piccole lezioni/attività improvvisate per riuscire a lavorare anche solo 10 minuti.

3) Sostenere con discrezione
Non c’è cosa peggiore dell’insegnante di sostegno incollato al bambino; va a prendere il caffè con lui, lo accompagna in bagno anche se non necessario, gli dà la mano continuamente in fila o mentre è insieme ai compagni ecc. mai visti??? Io sì e mi vien da dire, bell’inclusione! Cerchiamo di essere discreti nel nostro sostegno: dobbiamo essere presenti quando il bambino lo chiede, nei momenti della didattica più impegnativa, ma dobbiamo sapere mantenere le distanze in tutte le altre occasioni, soprattutto nei momenti ricreativi; siamo assegnati alla classe non solo al bambino!

4) Capacità di collaborazione
Ancor più che in altri lavori, l’insegnante di sostegno deve saper collaborare e interagire positivamente con i colleghi; è un aspetto importantissimo non solo nei confronti del bambino e di tutta la classe ma anche per la “sopravvivenza” degli stessi insegnanti: il docente di sostegno è in perenne compresenza con qualche altro insegnante e, se le cose non vanno bene, lavorare diventa una sofferenza. Alzi la mano chi si è trovato costretto a uscire dalla classe con il bambino per poter sopravvivere nelle piccole giungle quotidiane!.

5) Conoscenza del computer come strumento compensativo

Sapere dove trovare giochi didattici, schede e attività on-line è un gran vantaggio nel lavorare con i bambini che hanno bisogno di esercitarsi molto sulle stesse attività, soprattutto quando i libri di scuola sembrano essere sempre più ristretti.

6) Conoscere a fondo il proprio ruolo
Durante gli incontri con gli esperti ci viene richiesto di attuare metodologie proprie di fisioterapisti, logopedisti, psicologi comportamentali ecc.; dobbiamo essere un sostegno per la famiglia che dimostra difficoltà interne o bisogno di comunicare; ci chiedono di portare ai servizi i bambini non autonomi come fossimo assistenti alla persona, e chi più ne ha più ne metta. Tutte queste richieste possono farci confondere e dimenticare il nostro ruolo: noi siamo insegnanti di classe esperti nell’inclusione di tutti i bambini con difficoltà.

7) Competenze e conoscenze teoriche
Lo studio e la preparazione di stampo sociologico, psicologico e pedagogico, sono fondamentali nell’insegnamento in generale, non solo per il sostegno. Diffidate dal “quell’insegnante è bravo, ha tanta esperienza” perché l’esperienza senza preparazione può valere ben poco. Nel sostegno, poi, dobbiamo essere sempre pronti a studiare e a imparare cose nuove: nuovi alunni assegnati, patologie mai incontrate, innovazioni interessanti nelle metodologie didattiche ecc.

Cenerentola: una macabra Fiaba fatta di Mutilazione e Morte


La fiaba di Cenerentola è uno dei grandi classici della letteratura e della tradizione orale mondiale. Essa ha origine nell’Antico Egitto, ben 2.600 anni orsono, e il nome della fanciulla destinata a diventare Regina è Rodopì, una schiava al tempo del Faraone Ahmose II, nel VI° Secolo avanti Cristo. Il faraone Ahmose II in realtà sposò davvero una cortigiana di nome Rodopi, facendo di lei una regina, e la storia ci giunge grazie a numerosi fonti fra cui Esopo, che conobbe personalmente la donna. Durante il periodo di apertura alla Grecia dell’Egitto la fiaba, mutata rispetto ai fatti originali del matrimonio fra Ahmose II e Rodopi, divenne eccezionalmente popolare, giungendo all’orecchio dei cantastorie di tutto il mondo.
La funzione pedagogica della favola, in quasi tutte le sue versioni, è racchiusa nella morale del sacrificio, attraverso il quale si può ottenere la più alta felicità, rappresentata un tempo dallo status sociale di principessa.
Sintetizzando, come avrebbero fatto i latini, si può dire che, per diventare Cenerentola è necessario passare:

Cenerentola dei Fratelli Grimm – 1822
La versione dei fratelli Grimm, analogamente a quanto accaduto per Il Pifferaio Magico e Biancaneve, fu ampiamente rimaneggiata per esser resa accettabile dal grande pubblico. Nella storia originale il padre non è morto ma vivo e connivente con la matrigna, che è il mezzo attraverso il quale le due sorelle comandano Cenerentola. Quest’ultima coltiva un albero di nocciolo, che altri non è che la reincarnazione sotto forma di vegetale della madre morta.
La defunta madre vestirà la figlia per i tre giorni del ballo, e saranno i colombi (aiutanti magici) a svelare al principe l’inganno delle due sorelle che avevano tentato di calzare la scarpetta. Queste infatti non si arrendono alla grandezza dei propri piedi, tagliandosi l’una le dita e l’altra il tallone pur di calzare la scarpa. Il sangue che fuoriesce dalla scarpetta tradirà le intenzioni delle due sorelle, le quali verranno addirittura accecate dai colombi durante il matrimonio di Cenerentola con il Principe.
Nella versione della tradizione orale tedesca le due sorelle furono addirittura condannate a danzare con calzature arroventate sino alla morte per sfinimento, analogamente a quanto viene riservato alla Madre di Biancaneve.
Cenerentola nella versione di C.Perrault
Quella di Perrault è la versione che maggiormente si avvicina a quella resa famosa dal cartone animato Disney del 1950. In questa versione i fatti sono assai edulcorati rispetto alla tradizione orale presente a quell’epoca, e la fata e i suoi aiutanti magici (topi e lucertole) sono a grandi linee quelli visti nel film hollywoodiano. La versione di Perrault venne scritta per compiacere la corte del Re di Francia, e ad un ambiente così regale poco si adattavano squartamenti e mutilazioni podaliche.

Cenerentola in Italia – La Gatta Cenerentola di Giambattista Basile – 1634

NON ALZO LA MANO

lunedì 22 febbraio 2016

Scacchi a scuola: per migliorare in matematica (e crescere con una mente aperta) di Redazione Il Libraio | 28.10.2015


Gli scacchi, ormai è dimostrato, insegnano a sviluppare l’immaginazione e la creatività (oltre che a saper perdere), aprono la mente e consolidano il carattere. Non solo: migliorano il rendimento scolastico, soprattutto in matematica. E ora anche il ministero dell’Istruzione ha deciso che...
Gli scacchi, ormai è dimostrato, insegnano a sviluppare l’immaginazione e la creatività (oltre che a saper perdere), aprono la mente e consolidano il carattere. Non solo: studi alla mano, migliorano il rendimento scolastico, soprattutto in matematica.
E come racconta Repubblica, l’Italia finalmente si prepara a portare gli scacchi a scuola (anche attraverso una piattaforma online, ovviamente monitorata). Il nostro ministero dell’Istruzione, preso atto di svariate ricerche ed esperienze internazionali, e di otto studi italiani, ha deciso infatti di promuovereun progetto pubblico-privato per far entrare gradualmente nelle aule questa disciplina.
Come scrive il quotidiano, la “circolare scacchi” è stata inviata “dalla direzione generale degli studenti alle periferie del ministero, le direzioni provinciali: a breve sarà girata alle scuole”.

Umberto Eco: "Così il darci del Tu rischia di impoverire la nostra memoria e il nostro apprendimento"

Umberto Eco: "Così il darci del Tu rischia di impoverire la nostra memoria e il nostro apprendimento"
La lingua italiana ha sempre usato il Tu, il Lei (al plurale Loro) e il Voi. Voi sapete che la lingua inglese (reso arcaico il poetico e biblico Thou) usa solo il You. Però contrariamente a quel che si pensa lo You serve come equivalente del Tu o del Voi a seconda che si chiami qualcuno con il nome proprio, per cui “You John” equivale a “Tu, John” (e si dice che gli interlocutori sono in “first name terms”), oppure il You è seguito da Mister o Madame o titolo equivalente, per cui “You Mister Smith” significa “Lei, signor Smith”. Il francese non ha Lei bensì solo il Tu e Vous, ma usa il Tu meno di noi, i francesi “vouvoyent” più che non “tutoyent”, e anche persone che sono in rapporti di gran confidenza (persino amanti) possono usare il Vous. L’italiano (e mi attengo alla Grammatica italiana di Luca Serianni, Utet) distingue tra i pronomi personali i pronomi allocutivi
reverenziali o di cortesia , che sono Ella o Lei o Voi. Ma la storia di questi pronomi è molto complessa. Nella Roma antica si usava solo il Tu, ma in epoca imperiale appare un Vos che permane per tutto il Medioevo (per esempio quando ci si rivolge a un abate) e nella Divina Commedia appare il Voi quando si vuole esprimere grande rispetto (“Siete voi, qui, ser Brunetto?”). Il Lei si diffonderà solo nel Rinascimento nell’uso cancelleresco e sotto influenza spagnola.

http://www.repubblica.it/cultura/2015/09/14/news/umberto_eco_cosi_il_darci_del_tu_rischia_di_impoverire_la_nostra_cultura_e_il_nostro_apprendimento_-122861035/

“CARO NIPOTE, STUDIA A MEMORIA!”.

Perché è importante studiare le poesie a memoria?

 “CARO NIPOTE, STUDIA A MEMORIA!”.
Umberto Eco, sempre diretto e senza ipocrisie, ha ricordato a tutti noi l’importanza del ricordo: esercitare la memoria per poter “camminare più velocemente” con il nostro cervello.

È vero che se ti viene il desiderio di sapere chi fosse Carlo Magno … non hai che da premere qualche tasto e Internet te lo dice subito. Fallo quando serve, ma dopo che lo hai fatto cerca di ricordare quanto ti è stato detto per non essere obbligato a cercarlo una seconda volta … Il rischio è che, siccome pensi che il tuo computer te lo possa dire a ogni istante, tu perda il gusto di mettertelo in testa. Sarebbe un poco come se, avendo imparato che per andare da via Tale a via Talaltra, ci sono l’autobus o il metro che ti permettono di spostarti senza fatica (il che è comodissimo e fallo pure ogni volta che hai fretta) tu pensi che così non hai più bisogno di camminare. Ma se non cammini abbastanza diventi poi “diversamente abile”, come si dice oggi per indicare chi è costretto a muoversi in carrozzella … La memoria è un muscolo come quelli delle gambe, se non lo eserciti si avvizzisce e tu diventi (dal punto di vista mentale) diversamente abile e cioè (parliamoci chiaro) un idiota.

Partiamo da un assunto e cioè dal fatto di come il cervello sia diviso in due parti distinte, ognuna delle quali ha proprie peculiarità:
l’emisfero sinistro con funzioni logiche e relazionali;
l’emisfero destro con funzioni creative e intuitive.

domenica 21 febbraio 2016

40 regole per parlare bene in italiano, da Umberto Eco - Italiano Senza Errori

Con l'estro e la genialità che lo contraddistingue, Umberto Eco ci dà 40 consigli su come esprimerci al meglio in lingua italiana. Sono regole semplici formulate in un modo particolare ... che noterete voi stessi leggendo di seguito.
  1. Evita le allitterazioni, anche se allettano gli allocchi.
  2. Non è che il congiuntivo va evitato, anzi, che lo si usa quando necessario.
  3. Evita le frasi fatte: è minestra riscaldata.
  4. Esprimiti siccome ti nutri.
  5. Non usare sigle commerciali & abbreviazioni etc.
  6. Ricorda (sempre) che la parentesi (anche quando pare indispensabile) interrompe il filo del discorso.
  7. Stai attento a non fare… indigestione di puntini di sospensione.
  8. Usa meno virgolette possibili: non è “fine”.
  9. Non generalizzare mai.
  10. Le parole straniere non fanno affatto bon ton.
  11. Sii avaro di citazioni. Diceva giustamente Emerson: “Odio le citazioni. Dimmi solo quello che sai tu.”
  12. I paragoni sono come le frasi fatte.

Le 8 competenze chiave dello studente moderno


Le 8 competenze chiave dello studente moderno
Come Decreto n.139 del 22 Agosto 2007 vuole, uno studente, al termine della sua carriera scolastica, dovrebbe essere in possesso delle seguenti competenze:

Imparare ad imparare
organizzare il proprio apprendimento, individuando, scegliendo ed utilizzando varie fonti e varie modalità di informazione e di formazione (formale, non formale ed informale), anche in funzione dei tempi disponibili, delle proprie strategie e del proprio metodo di studio e di lavoro.

Progettare
elaborare e realizzare progetti riguardanti lo sviluppo delle proprie attività di studio e di lavoro, utilizzando le conoscenze apprese per stabilire obiettivi significativi e realistici e le relative priorità, valutando i vincoli e le possibilità esistenti, definendo strategie di azione e verificando i risultati raggiunti.

Comunicare
comprendere messaggi di genere diverso (quotidiano, letterario, tecnico, scientifico) e di complessità diversa, trasmessi utilizzando linguaggi diversi (verbale, matematico, scientifico, simbolico, ecc.) mediante diversi supporti (cartacei, informatici e multimediali)
rappresentare eventi, fenomeni, principi, concetti, norme, procedure, atteggiamenti, stati d’animo, emozioni, ecc. utilizzando linguaggi diversi (verbale, matematico, scientifico, simbolico, ecc.) e diverse conoscenze disciplinari, mediante diversi supporti (cartacei, informatici e multimediali).


La scuola non è una gara


uso dei voti a scuolaGli studi dimostrano che la competizione a scuola è inutile. I compagni non sono avversari da combattere: i bambini apprendono meglio collaborando e imparando dai propri errori. A scuola non si va per vincere, ma per per imparare.
Come funziona l’apprendimento?
A scuola si va per imparare, questo lo sanno tutti. Ciò che ancora ci si chiede è invece quale sia il metodo migliore per farlo. Per poter rispondere a questa domanda è necessario ragionare sulla base degli studi e delle conoscenze scientifiche più recenti.
La lezione frontale, l’ascolto passivo, l’interrogazione utilizzata come strumento di verifica dell’apprendimento e una valutazione considerata assoluta (quindi fatta senza tener conto del contesto, della personalità del bambino, del suo punto di partenza e del suo sviluppo), sono tutti strumenti che per loro natura portano a selezionare e privilegiare un certo tipo di studente, quello che riesce a imparare secondo modalità precise e prestabilite. Tuttavia, questo modello che ancora pervade la cultura didattica italiana è fallito.
https://www.uppa.it/educazione/scuola/la-scuola-non-e-una-gara/