"Aspettarsi che tutti i bambini,della stessa età,imparino allo stesso tempo,usando gli stessi materiali...è come aspettarsi che tutti i bambini della stessa età,indossino allo stesso tempo la stessa taglia di vestiti."
COLLABORANO A QUESTO SITO:
Dott.ssa in Giurisprudenza Priscilla Scicolone (Luiss Roma)
Dott.ssa in Psicologia Anna La Guzza (Milano)
Docente Universita' Tor Vergata Prof.Aurelio Simone (Roma)
Docente Universita' di Venezia Prof. Enrico Cerni (Venezia)
Dott. Psicoterapeuta Onofrio Peritore (Licata)
Dott. in Psicologia clinica Scicolone Rosario (Lumsa Roma)
Dott. ssa in Danzaterapia (Ada Licata D'Andrea Licata)
Dott. Gianluca Lo Presti Esperto in DSA ADHD
...................................................................................................
GLI ALUNNI DELLA CLASSE
1^B:Daniele,Arianna,Roberta,VincenzoP.,Hilary,Gemma,Simona,Alessandro R.,Gaetano,Calogero,Francesco,Flavio,AlessandroS.,Serena,Antonino,Antonio,Giorgia,Ferdinando,Alice,Kadija,Alessia,
Karim,Alberto,Vincenzo N.,Edisea,Gabriele. Tutti i genitori degli alunni

Grazie a tutti per la collaborazione

domenica 11 marzo 2018

«Servono insegnanti affascinanti»



Il filosofo Galimberti a ruota libera su docenti, genitori, scuola-lavoro e ragazzi

Occorrerebbe avere insegnanti affascinanti e invece i ragazzi si devono ritenere fortunati se su nove insegnanti ne hanno due carismatici. Lo ha detto il filosofo Umberto Galimberti, intervenuto ieri al Forum Monzani alla presentazione del suo ultimo libro intitolato “La parola ai giovani. Dialogo con la generazione del nichilismo attivo”, edito da Feltrinelli. «Prima di essere mandati in cattedra, gli insegnanti dovrebbero essere sottoposti a un test di personalità, per comprendere se hanno la passione dell’insegnamento», prosegue. «Ma i genitori devono difendere sempre gli insegnanti altrimenti minano la sfera dell’affettività e dunque la crescita dei loro figli. Alle maestre occorrerebbe dare lo stipendio dei professori universitari perché fanno un lavoro pazzesco». Altro che aggredire gli insegnanti con pugni e calci, magari davanti a loro. «Se i genitori parlano male delle maestre devono sapere che stanno violentando la sfera dell’affettività del bambino. Una delle prime manifestazioni della schizofrenia, che notiamo alla fine dell’adolescenza, è la scissione dell’affettività. Non diventano tutti schizofrenici ma certo questa cosa non contribuisce alla sfera armonica dell’affettività. Se uno parla male dell’altro, poi il bambino non ci si fida di nessuno, ma poi non ci meravigliamo che da più grandi combina dei guai e lo troviamo a lanciare sassi dai cavalcavia o a fare il bullo». Galimberti espellerebbe «dalle scuole i genitori, a loro non interessa quasi mai della formazione dei loro figli, il loro scopo è la promozione del ragazzo a costo di fare un ricorso al Tar, altro istituto che andrebbe eliminato per legge. E alle superiori i ragazzi vanno lasciati andare a scuola senza protezioni, devono imparare a vedere che cosa sanno fare da soli. Se la protezione è prolungata negli anni, come vedo, essa porta a quell’indolenza che vediamo in età adulta. E la si finisca con l’alternanza scuola lavoro, a scuola si deve diventare uomini, a scuola si deve riportare la letteratura, non portare il lavoro. La letteratura è il luogo in cui impari cose come l’amore, la disperazione, la tragedia, l’ironia, il suicidio. E noi riempiamo le scuole di tecnologia digitale invece che di letteratura? È folle. In altri Paesi in treno i giovani leggono libri, noi giochiamo con il cellulare. Oggi i ragazzi conoscono duecento parole, ma come si può formulare un pensiero se ti mancano le parole?». Una riflessione infine per il «desiderio distrutto dai tanti giocattoli regalati” e per l’assenza di padri e madri che a causa del lavoro delegano tutto alla baby sitter, alla tivù e allo smartphone. Poi però le mappe cognitive e quelle affettive, indispensabili per la crescita, si costruiscono come possono, cioè a caso».                                                                                   di Vincenzo Brancatisano

domenica 21 gennaio 2018

Il potere dell’educazione affettiva: la gentilezza come scelta


“Quando ti viene data la possibilità di scegliere se avere ragione o essere gentile, scegli di essere gentile”.

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E’ una frase del Dr Wayne W. Dyer, uno psicoterapeuta americano, che continua a ritornarmi in mente, da quando l’ho sentita recentemente nel film “Wonder” (di cui abbiamo parlato anche qui). Scegli di essere gentile. Ne è convinto anche August, il bambino protagonista, affetto da una grave patologia congenita, costretto a subire decine di operazioni e a convivere con un aspetto fisico considerato “non normale”. La famiglia vive con ansia l’inserimento del proprio figlio al primo anno di scuola media, col conseguente dramma, che coinvolge tutti i componenti, della difficoltà di trovare inclusione e accoglienza da parte del gruppo dei coetanei.
Ma cosa è la gentilezza? E a cosa serve? Secondo il dizionario Treccani la gentilezza è un insieme di atti, espressioni, gesti di amabilità, garbo e cortesia ed è l’opposto dell’insolenza, della prepotenza, dell’impertinenza. Chi è gentile, insomma, mette in atto una serie di comportamenti, nei confronti degli altri che hanno alla base dei sentimenti importanti, come l’altruismo, l’onestà, la generosità e l’empatia. Si parla, oggi, moltissimo di bullismo, di cyber-bullismo e di violenza verbale, oltre che fisica, messi in atto da ragazzini anche di scuola primaria (quindi davvero molto piccoli) nei confronti di coetanei definiti “deboli” o “diversi”, che diventano vittime, spesso silenziose di questo meccanismo pericoloso. Il web rappresenta un mezzo affascinante, e allo stesso tempo subdolo, perché l’insulto, la diffamazione, la calunnia, la “presa in giro” assumono un aspetto più ampio e difficile da arginare.

Certamente le scuole si stanno attrezzando per conoscere, innanzitutto, questi nuovi fenomeni sociali e per porvi rimedio o, quanto meno, per non trascurare quei segni anticipatori, quelle avvisaglie che possono nascere silenziose tra i banchi e in rete. Guardando il film Wonder, ho capito che abbiamo

domenica 17 settembre 2017

Cos’è l’invidia oggi? Fastidio per il merito e la competenza

OUTSIDE THE BOX
Il successo altrui va ammirato e premiato, non deriso e offeso. Gli attacchi alle cosiddette “élites” nascondono il tentativo di trascinare tutto e tutti verso il basso
SE VOGLIAMO CERCARE un punto di partenza, nella storia universale dell’invidia, dobbiamo tornare a Caino e Abele. Se volete trovare un punto d’arrivo, ricordate quello che vi è accaduto ieri (in spiaggia, per strada, al bar, in ufficio). Qualcuno non sopportava il vostro vestito, il vostro sorriso, il vostro slancio, il vostro successo. E ve l’ha fatto capire. Non avremmo dedicato la copertina a un sentimento privato, però. L’abbiamo fatto perché l’invidia sta calando, come una nebbia fastidiosa, sulla nostra società: condiziona la vita pubblica, le relazioni di lavoro, i rapporti personali. Lo racconta Nicola Gardini (pagine 16-24). Uno studioso del mondo classico racconta come l’invidia sia sempre esistita, e abbia ispirato capolavori, nell’arte e in letteratura. Ma oggi sia diventata endemica, odiosa e pericolosa.
L’INVIDIA CONTEMPORANEA, scrive Gardini, è un tentativo di “declassamento universale”. Non il desiderio di innalzarci, bensì la speranza che gli altri precipitino.

lunedì 1 maggio 2017

SicuramenteWeb e Moige hanno promosso la guida “Web per amico”, finalizzata ad un corretto uso della Rete a tutela dei genitori e dei minori
All’iniziativa hanno aderito Poste Italiane, Telecom Italia e la Polizia Postale e delle Comunicazioni.
La Guida parte dal presupposto che i nostri bambini e ragazzi devono poter esplorare il web che, come sappiamo, è pieno di insidie. Ciò, tuttavia, non può spingere ad impedire l’uso della rete che, oltre a nascondere dei pericoli, costituisce una grande risorsa e un aspetto ormai imprescindibile sia nelle relazioni interpersonali che in ambito lavorativo. Da qui, l’idea di rendere consapevoli, in primo, luogo, i genitori dei meccanismi di funzionamento di Internet, degli eventuali pericoli e dei modi per prevenirli.
La Guida fornisce anche suggerimenti relativamente alle regole da far rispettare ai propri figli nell’utilizzo di Internet, che non deve diventare l’unico luogo di socializzazione e non deve far trascurare il resto delle attività che i ragazzi devono (la scuola) e/o possono svolgere.

scarica guida
http://www.poliziadistato.it/statics/48/brochure_web_amico.pdf

mercoledì 26 aprile 2017

Storia originaria di Sicilia: nascita e vita dell’antico popolo dei Siculi


La storia dell’antico popolo dei Siculi viene fatta risalire al XV secolo a.C.
Si dice che il loro nome derivi da quello del re Sikelòs, che diede poi nome all’intera Isola.
Secondo Dionigi di Alicarnasso, i Siculi essi erano autoctoni, drappelli di cittadini provenienti dalle antiche popolazioni italiche aborigene. Questa ipotesi è avvallata anche dagli storici moderni, mentre alcuni sostengono che fossero di origine indoeuropea.
Secondo lo storico Diodoro Siculo, i Siculi occuparono la parte orientale dell’Isola, dopo che i Sicani l’ebbero abbandonata in seguito all’eruzione dell’Etna. Tucidide attesta la presenza delle popolazioni Sicule, precedentemente all’arrivo dei troiani; per Virgilio e Plinio il Vecchio, i Siculi arrivarono in Sicilia dal Lazio, nel XV secolo a.C., storia supportata anche da Dionigi di Alicarnasso, che li ritenne i primi veri abitanti della zona su cui poi sorse Roma, come testimoniarono poi le tombe rinvenute presso Cantalupo nel Sannio e Corneto Tarquinia.

sabato 4 febbraio 2017

Alike: il cortometraggio che ogni genitore, e ogni bambino, dovrebbero vedere

"Un corto emozionante, in cui i personaggi acquistano colore ogni volta che un’emozione positiva entra a far parte della loro vita, anche la gioia di un abbraccio".

Si chiama "Alike" il corto d'animazione diretto da Daniel Martinez Lara e Rafa Cano Méndez. Il video spagnolo ha come protagonista Copi, un padre che vuole insegnare al figlio quale sia la retta via: gli prepara la cartella ogni mattino e lo accompagna a scuola mentre lui va a lavorare seguendo la sua ordinaria routine. Ma quale è davvero la retta via?
Il piccolo, incantato da un artista di strada che suona il violino, anche sui banchi di scuola dà vita alla propria immaginazione. Pian piano, però, le regole imposte dalla vita quotidiana iniziano a spegnere lo spirito gioioso del bambino. Finché il padre non comprenderà l’importanza dell’immaginazione…

Un corto emozionante, in cui i personaggi acquistano colore ogni volta che un’emozione positiva entra a far parte della loro vita, anche la gioia di un abbraccio.
Da far riflettere.

Dietro ogni bambino difficile si cela un forte disordine emotivo...

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Dietro ogni bambino difficile si cela un forte disordine emotivo che, la gran parte di volte, si manifesta con rabbia e disobbedienza che per genitori e insegnanti sono difficili da affrontare.
Può succedere che mamma e papà, confusi dall’atteggiamento del bambino difficile, possano alzare la voce o cadere nella tentazione di assegnare castighi al piccolo. In queste circostanze, castighi e litigi non fanno altro che rendere più intense le emozioni negative del bambino. Punizioni e ramanzine possono ledere l’autostima del bambino difficile e addirittura innescare un senso di frustrazione che con il passar del tempo potrebbe cronicizzarsi.Ogni bambino si porta dietro il suo bagaglio emotivo, fin dalla nascita, anche se non ha molte esperienze di vita dirette, ha riempito il suo bagaglio con le impressioni di chi lo circonda. Un gioco di impressioni molto complesso, impossibile da decodificare ma la realtà è una: alcuni bambini necessitano di attenzioni più di altri e guai a negare attenzioni a un bambino bisognoso!
Il bambino difficile: il bambino che ha più bisogno

Un bambino difficile non conosce la sensazione di stare bene con se stessi e non va affatto ignorato. Allora come bisogna comportarsi con un bambino difficile?

Innanzitutto bisogno riconoscere di avere un figlio che ha maggiori esigenze. Parliamo di bambini che piangano spesso, dormono meno del previsto, hanno reazioni esagerate agli eventi e

mercoledì 1 febbraio 2017

Il voto delle donne


1 febbraio 1945 - in Italia viene introdotto il suffragio universale con il quale per la prima volta viene dato il diritto di voto alle donne

mercoledì 14 dicembre 2016

LA VITA SCOLASTICA
teatro scuolaIl teatro a scuola è il momento più adatto per invitare i bambini a porsi in maniera empatica nei confronti dei compagni in modo concreto e non teorico. Un aiuto anche per affrontare i casi di bullismo
Il teatro scolastico è il momento più adatto per invitare l’alunno a porsi in maniera empatica nei confronti dei suoi compagni in modo concreto e non teorico. Quante volte ci troviamo a dire: "Prova a metterti nei miei panni!” quando sentiamo di non essere compresi; in inglese similmente si usa l’espressione “to be in someone’s else shoes”. Tutti i più autorevoli dizionari di lingua italiana concordano nel definire l’empatia come la capacità di porsi nella situazione o meglio, nello stato d’animo, di un’altra persona.
Questo è un concetto che sta suscitando interesse (e giustament,e aggiungo io) negli ambienti scolastici perché, ispirandosi alle esperienze del Nord Europa, si vuole aiutare i bambini a capire meglio se stessi anche attraverso la comprensione del prossimo.
Prima lezione: presentiamoci
Durante la mia prima lezione di teatro per esempio invito sempre ogni bambino ad andare in scena davanti agli altri e presentarsi (pur sapendo che magari se sono in quinta si conoscono anche da cinque anni) dicendo nome, età e poi la cosa che più amano fare e la cosa che più detestano; dopo questa breve presentazione faccio fare

lunedì 12 dicembre 2016

"Quel bulletto del carciofo"

"Quel bulletto del carciofo". Parla di bullismo e racconta lo stile prepotente di un carciofo che nel bel mezzo di un orto tratta le altre verdure con sufficienza e a volte con molta cattiveria.

domenica 30 ottobre 2016

Civilino e il Terremoto


Progetto didattico del Gruppo Volontari di Protezione Civile di Bastia Umbra e dell'Associazione di Protezione Civile Pietralunghese Raggruppamento Anteo.

venerdì 9 settembre 2016

SOCRATE E I TRE SETACCI


Nell'antica Grecia Socrate aveva una grande reputazione di saggezza. Un giorno venne qualcuno a trovare il grande filosofo, e gli disse:
- Sai cosa ho appena sentito sul tuo amico?
- Un momento - rispose Socrate. - Prima che me lo racconti, vorrei farti un test, quello dei tre setacci.
- I tre setacci?
- Ma sì, - continuò Socrate. - Prima di raccontare ogni cosa sugli altri, è bene prendere il tempo di filtrare ciò che si vorrebbe dire. Lo chiamo il test dei tre setacci. Il primo setaccio è la verità. Hai verificato se quello che mi dirai è vero?
- No... ne ho solo sentito parlare...
- Molto bene. Quindi non sai se è la verità. Continuiamo col secondo setaccio, quello della bontà. Quello che vuoi dirmi sul mio amico, è qualcosa di buono?
- Ah no! Al contrario
- Dunque, - continuò Socrate, - vuoi raccontarmi brutte cose su di lui e non sei nemmeno certo che siano vere. Forse puoi ancora passare il test, rimane il terzo setaccio, quello dell'utilità. E' utile che io sappia cosa mi avrebbe fatto questo amico?
- No, davvero.
- Allora, - concluse Socrate, - quello che volevi raccontarmi non è né vero, né buono, né utile; perché volevi dirmelo?
Se ciascuno di noi potesse meditare e mettere in pratica questo piccolo test... forse il mondo sarebbe migliore.

martedì 31 maggio 2016

La teoria dell’amore


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Quando proposi la teoria della relatività, pochissimi mi capirono,
e anche quello che rivelerò a te ora,
perché tu lo trasmetta all’umanità,
si scontrerà con l’incomprensione e i pregiudizi del mondo.
Comunque ti chiedo che tu lo custodisca per
tutto il tempo necessario, anni, decenni,
fino a quando la società sarà progredita abbastanza
per accettare quel che ti spiego qui di seguito.
Vi è una forza estremamente potente per la quale
la scienza finora non ha trovato una spiegazione formale.
E’ una forza che comprende e gestisce tutte le altre,
ed è anche dietro qualsiasi fenomeno
che opera nell’universo e che non è stato ancora individuato da noi.
Questa forza universale è l’amore.
Quando gli scienziati erano alla ricerca di una teoria unificata dell’universo, dimenticarono la più invisibile
e potente delle forze.
L’amore è luce, visto che illumina chi lo dà e chi lo riceve.
L’amore è gravità, perché fa in modo
che alcune persone si sentano attratte da altre.
L’amore è potenza, perché moltiplica
il meglio che è in noi, e permette che l’umanità
non si estingua nel suo cieco egoismo.
l’amore svela e rivela. per amore si vive e si muore.
Questa forza spiega il tutto e
dà un senso maiuscolo alla vita.
Questa è la variabile che abbiamo ignorato per troppo tempo,
forse perché l’amore ci fa paura,
visto che è l’unica energia dell’universo che l’uomo
non ha imparato a manovrare a suo piacimento.
Per dare visibilità all’amore, ho fatto una semplice
sostituzione nella mia più celebre equazione.
Se invece di e = mc2 accettiamo che l’energia per guarire il mondo
può essere ottenuta attraverso
l’amore moltiplicato per la velocità della luce al quadrato,
giungeremo alla conclusione che l’amore è
la forza più potente che esista, perché non ha limiti.
Dopo il fallimento dell’umanità nell’uso e il controllo
delle altre forze dell’universo,
che si sono rivolte contro di noi, è arrivato il momento
di nutrirci di un altro tipo di energia.
Se vogliamo che la nostra specie sopravviva,
se vogliamo trovare un significato alla vita,
se vogliamo salvare il mondo e ogni essere senziente che lo abita,
l’amore è l’unica e l’ultima risposta.
Forse non siamo ancora pronti per fabbricare una bomba d’amore,
un artefatto abbastanza potente da distruggere tutto l’odio,
l’egoismo e l’avidità che affliggono il pianeta.
Tuttavia, ogni individuo porta in sé un piccolo ma potente generatore d’amore la cui energia aspetta solo di essere rilasciata.
Quando impareremo a dare e ricevere questa energia universale, lieserl cara,
vedremo come l’amore vince tutto,
trascende tutto e può tutto, perché l’amore è la quintessenza della vita.
Sono profondamente dispiaciuto di non averti potuto esprimere
ciò che contiene il mio cuore,
che per tutta la mia vita ha battuto silenziosamente per te.
Forse è troppo tardi per chiedere scusa, ma siccome il tempo è relativo,
ho bisogno di dirti che ti amo e che grazie a te sono arrivato all’ultima risposta.

tuo padre.

(Albert Einstein)

sabato 28 maggio 2016

Scuola a pedali: un progetto per sensibilizzare gli studenti e produrre energia di Giulia Boffa

Gli studenti dell’Itis G. Vallauri di Roma guidati dal professore Oscar Santilli, hanno messo a punto un progetto davvero originale: la Scuola a Pedali.
In pratica si produce energia pedalando, collegando ad una dinamo alcuni dispositivi a pedali o a manovella: in questo modo si produce elettricità da trasferire alla rete o da accumulare per un uso differito nel tempo. L'obiettivo è diventare donatori di watt; come dice il prof:"Il tema dell’energia e del suo uso oculato non si può affrontare unicamente in termini energetici. Occorre un intervento sul piano culturale per produrre consapevolezza".
Le postazioni sono 18: otto spin-bikes collegate mediante cinghia e puleggia alle dinamo, otto dinamo dotate di manovelle per consentire la ricarica di cellulari e altri dispositivi, due rulli liberi da allenamento indoor per bici collegati mediante demoltiplica costituita da tre pulegge alla dinamo.
Ci sono tessere con chip elettronico dove vengono registrati i Watt accumulati dal singolo studente e immessi in un accumulatore centrale a disposizione della rete elettrica della scuola. Mentre si pedala da soli o in compagnia è sempre possibile vedere su un grande monitor l'energia che si sta producendo, che è nell'ordine di 100 watt(una persona che pedala per un’ora con una potenza istantanea di 100W), energia necessaria ad alimentare per un’ora cinque lampadine da 20W, oppure tenere acceso per sei minuti un phon da 1000W. Il progetto non ha la pretesa di rendere autonoma la scuola dal punto di vista energenetico, ma solo di stimolare una consapevolezza "verde" e perchè no anche dimagrire: pedalando si bruciano grassi e non petrolio.

La BICI-BANCO per gli studenti iperattivi (ADHD)

Di ADHD (sindrome sindrome da deficit di attenzione e iperattività) ne soffre dal 5% all’8% degli alunni. Gli alunni maschi hanno una probabilità maggiore, quasi tre volte, di essere colpiti rispetto alle femmine.

I risultati sono stati sbalorditivi! Gli insegnanti hanno notato subito la differenza tra un classico banco e quello progettato dal dottor Leroux.
Immediato è stato l’interesse degli specialisti del settore, come neuroscienziati e psicoterapeuti. Alcuni di loro stanno tenendo sotto stretta osservazione i cambiamenti che gli alunni con ADHD subiscono dopo l’introduzione della BICI-BANCO. Incoraggiante è stato l’intervento del dott. Joel Monzee: “I farmaci non curano il problema, lo mascherano solamente. Garantire tramite questo strumento le competenze per imparare a gestire il proprio problema di attenzione, potrebbe essere una svolta definitiva per il trattamento di ADHD”.
Per quanto riguarda la BICI-BANCO c’è poco da descrivere: è un’ottima soluzione, una fantastica invenzione. Ad oggi, il primo invito fatto dagli neuropsichiatri infantili è quello di far fare degli stop ai bambini con ADHD, per farli muovere, senza però interrompere la concentrazione sul lavoro: impossibile! Con questo banco, sarà possibile!

venerdì 27 maggio 2016

La mamma vanitosa

Spesso alcuni non si curano dei reali progressi scolastici dei propri figli, mirando unicamente al voto e curandosi solamente dei numeri. La vera cultura però ha altre basi e il bambino va a scuola per imparare la Bellezza della conoscenza, non la gara alla pagella più bella...

lunedì 23 maggio 2016

Cyberbullismo, studenti creano un blog per bambini. Nei disegni le loro paure





Nessun limite alla fantasia e nessuna domanda senza risposta, tema centrale il cyberbullismo: questa è la mission di www.nocyberbullismo.wordpress.com, il blog creato a dimensione di bambino da 21 piccoli studenti, d’età compresa tra i 10 e i 16 anni, di 5 scuole di Palermo.
Il risultato? Sorprendente. Nel blog emergono i dubbi e le paure degli alunni. Ad esempio c’è il fumetto disegnato da Marta, una bambina di 10 anni, intitolato il “Cyberbullismo è una cosa brutta che va sconfitta”, che parla di Clara, un personaggio della fantasia che vive un dramma e alla fine decide di suicidarsi a causa delle continue minacce ricevute da un compagno. La stessa fine fanno anche i protagonisti delle storie di Martina e Vittoria. In tutto sono 5 le storie create a fumetti dai piccoli blogger, in parte inventate e in parte sentite anche dalle cronache dei telegiornali.


Non mancano comunque anche storie a lieto fine. Ad esempio c’è Ciccio il brutto che fa pace con il cyberbullo oppure il fumetto realizzato da Nanni ed Elisa dove il protagonista, Stefano, grazie alla sua amica Anna riesce a sconfiggere il cyberbullismo.

Il blog rientra nell’ambito di un progetto più ampio, finanziato dal Miur, denominato “Cappuccetto Rosso: come difendersi dal lupo cattivo il cyberbullismo”. A curare, ideare e realizzare www.nocyberbullismo.wordpress.com, insieme ai ragazzi, sono stata io! Sono Cetty Mannino, giornalista e blogger del sito intreccio.eu, dove mi occupo del fenomeno del cyberbullismo in ogni suo aspetto(normativo, analitico, quantitativo….) .

Quali dati emergono?
“L’aspetto preoccupante, emerso nei bambini durante il laboratorio sono le conseguenze che il cyberbullismo causa nella vittima. Mentre, infatti, alcuni studenti hanno inventato delle storie a lieto fine, dove i protagonisti riesco a reagire alle vessazioni del cyberbullo, grazie all’aiuto di un adulto o di un amico, altri bambini hanno immaginato una tragicaconclusione”.
Ecco allora la chiave d’intervento. E’ proprio da questo dato che bisogna lavorare: lacomunicazione. Far capire ai ragazzi che il cyberbullismo non è una malattia incurabile, che indubbiamente è difficile da superare dal punto di vista emotivo e di conseguenza anche fisico. Ma il cyberbullismo con il dialogo e il sostegno dei genitori e degli amici è sicuramente superabile.
“Un altro aspetto importante da non sottovalutare è quello che la persecuzione delcyberbullo è nella maggior parte dei casi legata ad una foto che ritrae la vittima e non ad un messaggio scritto, con un testo offensivo”. In alcuni fumetti, infatti, i bambini disegnano la vittima che riceve un’immagine nel proprio smartphone.
Inoltre un dato importante che si deduce guardando i fumetti è che solo una percentuale bassa dei ragazzi vede i messaggi attraverso il computer, quindi assistiti dalla figura di un adulto.
→ Azione ←
Parlare del fenomeno sì, ma in maniera corretta, con la giusta terminologia. Senza nascondere quali sono i reali rischi. Una corretta informazione è dunque l’unico modo per riuscire a rendere consapevoli i giovani sui rischi del web e quindi ad avere gli strumenti per reagire ad un problema così grave.
Il progetto l’ho modulato in diversi parti in base alle attitudini dei bambini. Un gruppo di loro, meno propenso al disegno, ha scritto una lettera indirizzata al ministro dell’Istruzione Stefania Giannini dicono: “Con questo blog il messaggio più importante che vorremo trasmettere è quello che ti fa capire come difenderti in queste circostanze”.
Un altro gruppo ancora ha inventato i 10 comandamenti del web, dove con precisione è stato stabilito cosa fare e cosa non fare quando navighiamo.

Ecco cosa non fare
Non accettare amicizie da persone sconosciute
Non mandare foto della propria e-mail e password ad uno sconosciuto
Non chiedere la via di casa ad uno sconosciuto perché potrebbe essere falsa
Non mandare foto del proprio viso a sconosciuti
Non prendere in giro un amico

Ecco casa da fare
Accetta l’amicizia solo dei tuoi amici o parenti
Stai attento quando sei sul web
Certifica con delle app i siti in cui entri
Cerca foto di gattini
Accetta foto e video divertenti

sabato 21 maggio 2016

Essere empatici, gentili e altruisti? E' qualcosa che si può imparare e allenare da piccolissimi. Già quando si hanno dai due ai tre anni. Basta insegnare ai bambini a comprendere le emozioni, a esprimerle, a conoscerne le cause e imparare a regolarle. Il tutto come se fosse un gioco. Sarebbero questi i risultati di una ricerca italiana condotta dall'Università Bicocca di Milano su un campioni di bambini tra i due e i tre anni. Lo studio, 'How to foster toddlers’ mental-state talk, emotion understanding and prosocial behavior: A conversation-based intervention at nursery school', è stato pubblicato sulla rivista Infancy nel mese di settembre. Il trucco? Imparare da piccoli a conoscere e riconoscere le emozioni La ricerca è stata condotta su un campione di centocinque bambini, di età compresa tra i due e i tre anni. I piccoli, iscritti a sette asili nido dell'hinterland milanese, sono stati divisi in due gruppi: uno sperimentale e uno di controllo.

Riccardo Lautizi

Il sistema scolastico migliore al mondo? E’ quello che ha meno ore di lezione, l’anno scolastico più corto e praticamente niente compiti a casa. Eppure sebbene conosciamo i dati statistici delle altre nazioni, in Italia si continua a costringere i bambini a stare sui banchi di scuola senza considerare il fatto che è controproducente.
Il professor Yvan Touitou, un cronobiologo professore alla Faculté de médecine de la Pitié Salpêtrière, ha spiegato al Corriere della Sera che i bambini hanno bisogno di riposare, di giocare e di relazionarsi, solo così possono sviluppare i loro talenti.
Touitou si concentra sui bambini delle elementari e spiega che i loro ritmi sono fondamentalmente diversi da quelli di un adulto: “Gli orari scolastici convenzionali non sono adatti alla loro capacità di concentrazione. E’ assurdo chiedere quattro o cinque ore di attenzione di fila, quando si sa che il picco per un bambino di dieci anni è nella seconda parte nella mattinata, tra le dieci e le undici.”
Forse in Italia pensiamo che in tutto il mondo il sistema scolastico è lo stesso, ma invece non è proprio così.

L'empatia si insegna ai bambini piccoli parlando di emozioni

bambiniempatia
di Lorenza Laudi
L'altruismo e la gentilezza si imparano da piccolissimi. Sollecitare i bambini a parlare di emozioni, anche già a partire dai due, aumenterebbe molto la loro empatia. Lo rivela una ricerca italiana pubblicata sulla rivista di psicologia dello sviluppo
Essere empatici, gentili e altruisti? E' qualcosa che si può imparare e allenare da piccolissimi. Già quando si hanno dai due ai tre anni. Basta insegnare ai bambini a comprendere le emozioni, a esprimerle, a conoscerne le cause e imparare a regolarle. Il tutto come se fosse un gioco.Sarebbero questi i risultati di una ricerca italiana condotta dall'Università Bicocca di Milano su un campioni di bambini tra i due e i tre anni. Lo studio, 'How to foster toddlers’ mental-state talk, emotion understanding and prosocial behavior: A conversation-based intervention at nursery school', è stato pubblicato sulla rivista Infancy nel mese di settembre.
Il trucco? Imparare da piccoli a conoscere e riconoscere le emozioni
La ricerca è stata condotta su un campione di centocinque bambini, di età compresa tra i due e i tre anni. I piccoli, iscritti a sette asili nido dell'hinterland milanese, sono stati divisi in due gruppi: uno sperimentale e uno di controllo.

n Italia Troppe Ore di Scuola: i Bambini Devono Riposare e Giocare di Più


In Finlandia le ore scolastiche sono decisamente meno, eppure i risultati raggiunti dagli studenti sono i migliori secondo le classifiche OCSE (Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico), mentre in Italia le performance degli studenti italiani sono ancora al di sotto delle medie.
I ragazzi, ma soprattutto i bambini, hanno bisogno di dormire, di riposare, di essere in cima alla lista delle preoccupazioni della scuola in quanto a salute e benessere prima di ogni altra cosa.
Meno ore di scuola non significa necessariamente meno conoscenza, anzi, un miglior profitto, una migliore assimilazione di quello che viene appreso e soprattutto un miglior equilibrio psicofisico.

In Italia Troppe Ore di Scuola: i Bambini Devono Riposare e Giocare di Più

scuola
Il professor Yvan Touitou, un cronobiologo professore alla Faculté de médecine de la Pitié Salpêtrière, ha parlato al Corriere della Sera per spiegare che la salute dei bambini passa attraverso un corretto riposo, e la scuola deve preoccuparsi di più della loro salute.Uno sfasamento tra i ritmi biologici e quelli imposti dall’orario delle lezioni può causare disordini alimentari, distrazione e difficoltà nella concentrazione.
Anche secondo uno studio effettuato dalla American Academy of Pediatricians (AAP), intitolato Let them sleep (lasciamoli dormire), i bambini ma soprattutto i ragazzi in età adolescenziale e pre adolescenziale, hanno bisogno di almeno 9 ore di sonno per recuperare le energie e regolare i ritmi veglia-sonno.
I ragazzi, a causa degli sbalzi ormonali tipici dell’età dello sviluppo, faticano ad addormentarsi prima delle 11 di sera e con l’ingresso a scuola alle 8 difficilmente riescono a dormire a sufficienza.
Questa mancanza di sonno, sempre secondo lo studio americano, potrebbe portare a obesità e depressione.
Touitou si concentra sui bambini delle elementari e spiega che i loro ritmi sono fondamentalmente diversi da quelli di un adulto: “Gli orari scolastici convenzionali non sono adatti alla loro capacità di concentrazione. E’ assurdo chiedere quattro o cinque ore di attenzione di fila, quando si sa che il picco per un bambino di dieci anni è nella seconda parte nella mattinata, tra le dieci e le undici.”
Secondo il professore intervallare le giornate di scuola con alcuni giorni di vacanza, pochi ma più frequenti, sono una soluzione migliore che una lunga vacanza che può essere deleteria per l’apprendimento.
I ritmi scolastici sono stati modificati in Francia e in questa tabella è possibile notare le differenze di orario tra Italia e altri paesi europei e non.

venerdì 13 maggio 2016

“Smettila di contare con le dita, sei grande!”. Ecco perché è un errore dirlo di Redazione Il Libraio | 04.05.2016




Stando a un'interessante ricerca usare le dita per contare anche da adulti non è affatto un comportamento sbagliato o di cui vergognarsi. E' il cervello a "chiederci" di farlo...
Il Corriere della Sera dà conto di un’interessante ricerca secondo cui usare le dita per contare anche da adulti non è affatto un comportamento sbagliato o di cui vergognarsi. Le neuroscienze dimostrano infatti che il nostro cervello, anche quando diventiamo adulti, continua a contare con le dita, “nel senso che quando eseguiamo dei calcoli nella nostra testa si attiva proprio quell’area che corrisponde alla rappresentazione della mano. Quindi anche se non utilizziamo più fisicamente le dita, il cervello in un certo senso insiste a farlo."

martedì 3 maggio 2016

AUGURI MAMMA!!


La mamma è l'unica persona nella nostra vita che ci concede gratuitamente ciò che tutti gli altri ci fanno pagare caro: il perdono.
- CannovaV

Insegnerò a mia figlia ad essere se stessa. A ricordarle di sorridere anche quando non è facile. Le insegnerò che l’amore non è come lo raccontano le favole, ma la spronerò a conoscerlo. A viverlo. Le dirò che il tempo non cancella niente, ma che aiuta a stare meglio. A ritrovarsi. Le insegnerò ad amare se stessa e poi gli altri. A non accontentarsi di chiunque. Le insegnerò ad asciugarsi le lacrime dopo ogni pianto. Le insegnerò che non sono sempre gli altri a deludere, a volte sarà anche lei a farlo. Le insegnerò a vivere di pancia e secondo le sue emozioni. Le insegnerò che spesso, il bene non riceve altrettanto bene. Ma non le dirò di smettere di donarlo. Le insegnerò a camminare a piedi nudi sull’erba bagnata, a sentirsi libera ma padrona del suo cammino. Le insegnerò ad entrare in punta di piedi nelle vite altrui. Le insegnerò ad andare avanti anche con il mondo contro. Le insegnerò che non sempre è tutto come sembra, ma che ogni cosa va vissuta prima di giudicarla, affinché possa riconoscere il bene ed il male.
Ci sono cose che mi auguro viva, ed altre che si limiti a conoscerle. Le insegnerò a credere che, se qualcosa la vuole davvero, questa è facile che si avveri. Le insegnerò a non arrendersi, a prendersi in braccio e portarsi in salvo perché, ahimè, spesso sarà da sola a doverlo fare. Le insegnerò in fine, che le cicatrici hanno una storia e che ad ogni modo saranno una vittoria.
-Web

lunedì 2 maggio 2016

'Insegnami l'arte dei piccoli passi'. La preghiera di Antoine de Saint-Exupéry

PICCOLO PRINCIPE

LA VERSIONE ORIGINALE
Seigneur, apprends-moi l’art des petits pas.
Je ne demande pas de miracles ni de visions,
Mais je demande la force pour le quotidien !
Rends-moi attentif et inventif pour saisir
Au bon moment les connaissances et expériences
Qui me touchent particulièrement.
Affermis mes choix
Dans la répartition de mon temps.
Donne-moi de sentir ce qui est essentiel
Et ce qui est secondaire.
Je demande la force, la maîtrise de soi et la mesure,
Que je ne me laisse pas emporter par la vie,
Mais que j’organise avec sagesse
Le déroulement de la journée.
Aide-moi à faire face aussi bien que possible
A l’immédiat et à reconnaître l’heure présente
Comme la plus importante.
Donne-moi de reconnaître avec lucidité
Que la vie s’accompagne de difficultés, d’échecs,
Qui sont occasions de croître et de mûrir.
Fais de moi un homme capable de rejoindre
Ceux qui gisent au fond.
Donne-moi non pas ce que je souhaite,
Mais ce dont j’ai besoin.
Apprends-moi l’art des petits pas!

LA TRADUZIONE IN ITALIANO

Non ti chiedo né miracoli né visioni
ma solo la forza necessaria per questo giorno!
Rendimi attento e inventivo per scegliere
al momento giusto
le conoscenze ed esperienze
che mi toccano particolarmente.
Rendi più consapevoli le mie scelte
nell’uso del mio tempo.
Donami di capire ciò che è essenziale
e ciò che è soltanto secondario.
Io ti chiedo la forza, l’autocontrollo e la misura:
che non mi lasci, semplicemente,
portare dalla vita
ma organizzi con sapienza
lo svolgimento della giornata.
Aiutami a far fronte,
il meglio possibile,
all’ immediato
e a riconoscere l’ora presente
come la più importante.
Dammi di riconoscere
con lucidità
che le difficoltà e i fallimenti
che accompagnano la vita
sono occasione di crescita e maturazione.
Fa’ di me un uomo capace di raggiungere
coloro che hanno perso la speranza.
E dammi non quello che io desidero
ma solo ciò di cui ho davvero bisogno.
Signore, insegnami l’arte dei piccoli passi. Antoine de Saint-Exupéry

domenica 24 aprile 2016

Psicosomatica infantile: come e perchè i bambini somatizzano il loro disagio emotivo

non è vero che i bambini che somatizzano il disagio sono più fragili, semmai sono bambini particolarmente sensibili, capaci di captare in forma intuitiva tensioni e disagi attorno a loro,

GRAZIE DI ESISTERE!!!

Proibire i cellulari ai bambini: lo richiesta dei pediatri italiani



L’utilizzo dei cellulari, come spiegano i pediatri della Società Italiana di Pediatria Preventiva e Sociale, si sta modificando da uso ad abuso e gli effetti dannosi per la salute sono sempre più lampanti: mancanza di concentrazione, difficoltà di apprendimento e aggressività.
Ma non solo. L’allarme riguarda anche le onde magnetiche emanate dai telefonini: “L’Italia è al primo posto in Europa per numero di cellulari in utilizzo e l’età media dei possessori diminuisce sempre di più – spiega Maria Grazia Sapia, pediatra – Stiamo passando da un uso ad un abuso. Non dimentichiamo che cellulare, o smartphone che dir si voglia, è sinonimo di piccolo ricetrasmittente che viene normalmente tenuto vicino alla testa, durante le chiamate o mentre si sta giocando o comunicando.