"Aspettarsi che tutti i bambini,della stessa età,imparino allo stesso tempo,usando gli stessi materiali...è come aspettarsi che tutti i bambini della stessa età,indossino allo stesso tempo la stessa taglia di vestiti."
COLLABORANO A QUESTO SITO:
Dott.ssa in Giurisprudenza Priscilla Scicolone (Luiss Roma)
Dott.ssa in Psicologia Anna La Guzza (Milano)
Docente Universita' Tor Vergata Prof.Aurelio Simone (Roma)
Docente Universita' di Venezia Prof. Enrico Cerni (Venezia)
Dott. Psicoterapeuta Onofrio Peritore (Licata)
Dott. in Psicologia clinica Scicolone Rosario (Lumsa Roma)
Dott. ssa in Danzaterapia (Ada Licata D'Andrea Licata)
Dott. Gianluca Lo Presti Esperto in DSA ADHD
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GLI ALUNNI DELLA CLASSE
1^B:Daniele,Arianna,Roberta,VincenzoP.,Hilary,Gemma,Simona,Alessandro R.,Gaetano,Calogero,Francesco,Flavio,AlessandroS.,Serena,Antonino,Antonio,Giorgia,Ferdinando,Alice,Kadija,Alessia,
Karim,Alberto,Vincenzo N.,Edisea,Gabriele. Tutti i genitori degli alunni

Grazie a tutti per la collaborazione

giovedì 5 febbraio 2015

Chi studia musica a scuola protegge il cervello quando sarà anziano


Chi studia musica a scuola protegge il cervello quando sarà anziano 
Lo sostengono dei ricercatori del Rotman Research Institute di Toronto: gli studiosi hanno dimostrato che l'educazione musicale, se fatta in età giovanile, produce benefici nella terza età, aiutando a fronteggiare meglio il decadimento cognitivo e prevenire la perdita delle competenze di linguaggio e ascolto.

Lo studio della musica in età precoce protegge il cervello da anziani. A sostenerlo sono un gruppo di ricercatori del Rotman Research Institute di Toronto, attraverso uno studio pubblicato sul Journal of Neuroscience: gli esperti canadesi hanno dimostrato che l'educazione musicale, se fatta da bambini, produce benefici anche nella terza età, aiutando a fronteggiare meglio il decadimento cognitivo e prevenire la perdita delle competenze di linguaggio e ascolto.
Dalla ricerca è infatti emerso che gli anziani che avevano studiato musica da bambina erano del 20% più veloci nell'identificare i suoni e i testi dei discorsi rispetto ai loro coetanei. Una qualità già osservata anche nei giovani che hanno studiato musica. Tra le funzioni cognitive che possono peggiorare con l'età c'è infatti la comprensione dei discorsi, anche quando non si hanno problemi di udito.
Già precedenti studi avevano confermato che il sistema uditivo centrale del cervello, che aiuta ad analizzare, sequenziare e identificare le caratteristiche acustiche del discorso, si indebolisce con gli anni. Ma iniziando a studiare uno strumento musicale prima dei 14 anni e continuando a farlo per 10 anni si potenziano le aree chiave del cervello deputate al riconoscimento delle parole. Un beneficio che si mantiene anche quando si è anziani.
In conclusione, la risposta del cervello è migliore di 2 anche 3 volte nei vecchi musicisti rispetto ai coetanei non musicisti. Il cervello degli anziani che hanno studiato musica riesce infatti a descrivere in modo più dettagliato, limpido e accurato i suoni dei discorsi, cosa che consente loro di capire meglio quanto stanno ascoltando, aiutando così a fronteggiare il declino cognitivo provocato dall'età. Pertanto, il ruolo della musica è importante sia sui banchi di scuola, sia nei programmi di riabilitazione della terza età.