"Aspettarsi che tutti i bambini,della stessa età,imparino allo stesso tempo,usando gli stessi materiali...è come aspettarsi che tutti i bambini della stessa età,indossino allo stesso tempo la stessa taglia di vestiti."
COLLABORANO A QUESTO SITO:
Dott.ssa in Giurisprudenza Priscilla Scicolone (Luiss Roma)
Dott.ssa in Psicologia Anna La Guzza (Milano)
Docente Universita' Tor Vergata Prof.Aurelio Simone (Roma)
Docente Universita' di Venezia Prof. Enrico Cerni (Venezia)
Dott. Psicoterapeuta Onofrio Peritore (Licata)
Dott. in Psicologia clinica Scicolone Rosario (Lumsa Roma)
Dott. ssa in Danzaterapia (Ada Licata D'Andrea Licata)
Dott. Gianluca Lo Presti Esperto in DSA ADHD
...................................................................................................
GLI ALUNNI DELLA CLASSE
1^B:Daniele,Arianna,Roberta,VincenzoP.,Hilary,Gemma,Simona,Alessandro R.,Gaetano,Calogero,Francesco,Flavio,AlessandroS.,Serena,Antonino,Antonio,Giorgia,Ferdinando,Alice,Kadija,Alessia,
Karim,Alberto,Vincenzo N.,Edisea,Gabriele. Tutti i genitori degli alunni

Grazie a tutti per la collaborazione

domenica 21 febbraio 2016

La scuola non è una gara


uso dei voti a scuolaGli studi dimostrano che la competizione a scuola è inutile. I compagni non sono avversari da combattere: i bambini apprendono meglio collaborando e imparando dai propri errori. A scuola non si va per vincere, ma per per imparare.
Come funziona l’apprendimento?
A scuola si va per imparare, questo lo sanno tutti. Ciò che ancora ci si chiede è invece quale sia il metodo migliore per farlo. Per poter rispondere a questa domanda è necessario ragionare sulla base degli studi e delle conoscenze scientifiche più recenti.
La lezione frontale, l’ascolto passivo, l’interrogazione utilizzata come strumento di verifica dell’apprendimento e una valutazione considerata assoluta (quindi fatta senza tener conto del contesto, della personalità del bambino, del suo punto di partenza e del suo sviluppo), sono tutti strumenti che per loro natura portano a selezionare e privilegiare un certo tipo di studente, quello che riesce a imparare secondo modalità precise e prestabilite. Tuttavia, questo modello che ancora pervade la cultura didattica italiana è fallito.
https://www.uppa.it/educazione/scuola/la-scuola-non-e-una-gara/

giovedì 17 dicembre 2015

Una riflessione di Janusz Korczak che dedica al lettore adulto



Una riflessione di Janusz Korczak che dedica al lettore adulto
Dite:
È faticoso frequentare i bambini. Avete ragione.
Poi aggiungete: perché bisogna mettersi al loro livello, abbassarsi, inclinarsi curvarsi, farsi piccoli.
Ora avete torto.
Non è questo che più stanca. È piuttosto il fatto di essere obbligati a innalzarsi fino all’altezza dei loro sentimenti.
Tirarsi, allungarsi, alzarsi sulla punta dei piedi.
Per non ferirli

L'alfabeto delle emozioni


di Laura Ferraresi
L’analfabetismo emotivo dilaga nella nostra società, la rabbia, la paura irrompono nelle nostre case, nelle nostre scuole, e le forme di violenza verso se stessi ( anoressia, bulimia, alcolismo, tabagismo, droghe) e verso gli altri ( bullismo, pressioni psicologiche, pregiudizio) sono la punta di un iceberg di un fenomeno che pare non abbia intenzione di arrestarsi.

Concediamo ai nostri bambini e alle nostre bambine la possibilità di scoprirsi diversi da come la società li vorrebbe, più autonomi proprio in quegli aspetti che dovrebbero essere più a loro misura, le emozioni, sapendole decifrare, riconoscere e comunicare.
Consentiamo ai bambini di imparare a:
Trasmettere L'AMORE
Gestire LA RABBIA
Immergersi NELLA GIOIA
Disegnare LA PACE
Accogliere L'AMICIZIA
Riconoscere LA PAURA
e.......Condividere questa avventura con gli adulti e gli amici che gli sono accanto .  

Le bugie bianche


   di LAURA FERRARESE
Per amore dei nostri figli, possiamo arrivare a raccontare bugie a fin di bene, perchè desideriamo per loro un mondo perfetto, una famiglia perfetta o una scuola perfetta. Ma la perfezione non esiste nel nostro mondo e quando i nostri figli scoprono la verità e cioè che ognuno di noi può sbagliare e che non siamo perfetti, perdono il ripsetto per noi, perdono la fiducia che avevano in noi. Ciò che era stato detto per attutire i colpi della realtà non diventa altro che una forma di inganno e di diffidenza.
La verità, non vuol dire caricare i nostri figli del peso della realtà, ma saper rispettare la loro capacità di comprendere, la loro capacità di ascoltare, il loro tempo di metabolizzare.

Affrontare la diversità con parole in rime



DI LAURA FERRARESI  http://www.lauraeffe.it
 © Illustrazione Diane Duda (Dedicato a Chiara)
            
                   Rosabella la pecorella

Viveva in un prato di un verde variegato
grande quanto uno sguardo incantato
un gregge di pecorelle
tutte morbide, beate e belle.
I loro giorni trascorsi nei pascoli verdi
erano sempre uguali di cui il conto tu perdi.
Per tutte quelle pecorelle era gioia viva,
ma per una sola era una noia infinita.
Rosabella, così si chiamava,
aveva mille pensieri a cui pensava,
mille modi diversi di vivere la giornata
tanto da far perdere la testa alla sua mamma adorata.
I suoi non eran dispetti
erano piccoli giochetti
per vedere cosa avrebbero fatto gli altri piccoletti
così obbidienti dentro al gregge
che nessuno ammonisce o li corregge.
Perchè solo io, pensò Rosabella,
son così diversa e mi sento più lontana di una stella?
Un giorno lo domandò alla sua mamma
che la strinse al cuore e quasi cantò una ninna nanna.
"Dentro di te cresce libero il canto della natura
che rende meravigliosa ogni creatura.
Tu solo lo senti in questo gregge di pecorelle
per questo ti senti sola e non in mezzo a delle sorelle.
Quindi,amore mio, canta piano piano il canto tuo
e insieme a te io canterò il mio,
aiutiamo chi sta vicino a noi
a credere in sè e non ai pensieri altrui."
E fu così che Rosabella insieme alla sua mamma
iniziarono a cantare la loro storia più bella
quella dei cuori così beatamete felici
che non si senton soli tra le altre mille voci,
ma son parte di un coro intero
dove ogni piccola nota ha il suo valore vero.

Io non sono un disabile sono un bambino

Gli adulti ancora non riescono ad insegnare il grande valore dell'alterita' tramite il quale si possono concretamente proteggere tutti i bambini e le bambine. Quando si e' piccoli, infatti, non siamo in grado di proteggerci da soli, non abbiamo gli strumenti, non abbiamo le capacita' cognitive ne emotive, soprattutto se nessuno ci fa capire che non c'e' niente di male a non essere come gli altri.
Ma questo dovrebbe essere il compito degli adulti, degli educatori, degli insegnanti, perche' sono loro che dovrebbero decostruire ogni forma di stereotipo, ogni forma di pregiudizio spiegando che la diversita', se da un lato non ci definisce come persona (io non sono il mio essere disabile, nero, musulmano, maschio, femmina), dall'altro ci rende unici con le nostre specifiche competenze, abilita' ed emozioni.
Laura Ferraresi

mercoledì 25 novembre 2015

La psicoanalista: “I colori nei disegni possono indicare disagi o richieste di aiuto”

La Dottoressa Anna maria Sepe, psicoanalista ha spiegato a Giacinto Onlus come nei primi anni di vita e durante il periodo della scuola materna e elementare i bambini colorino senza dare un senso realistico o artistico al disegno, ma sotto la spinta di risposte emotive.
Nella psicoanalisi induttiva colorare rappresenta per il bambino un metodo proiettivo che scaturisce da una situazione emozionale. In base dunque alla presenza, alla combinazione o all’assenza del colore si può interpretare lo stato d’animo del bambino. In sintesi i colori rappresentano le porte d’entrata nell’esplorazione della psiche del bambino. Per una correttainterpretazione del colore il piccolo deve poter disporre di 8 colori principali: blu, giallo, verde, rosso , viola, nero, marrone, grigio.

Nell’interpretazione del colore viene valutata:

collocazione dei colori sul disegno

dominanza del colore su vari soggetti ed oggetti

prevalenza dei colori sul disegno

limitazione dei colori a disposizione

Ecco alcune linee guida che possono aiutare a interpretare i disegni colorati dei vostri bambini.
Se il bambino si limita a 4 colori significa che al momento ha poco stimolo. Se nei colori prevalgono i colori caldi (giallo, rosso e arancione) si evince un carattere irrequieto ed espansivo. Se adoperati in modo eccessivo significa che il bambino ha bisogno di accentrare l’attenzione su di se. Quelli freddi (violetti, blu e verdi) indicano caratteri pacati, riservati, tranquilli. Se adoperati in modo eccessivo si evince insicurezza, chiusura, timidezza.
Se il piccolo tende ad escludere costantemente il rosso e il giallo è indice di un momento di stanchezza. Il blu ed il verde associati spesso indicano controllo delle proprie azioni. Inoltre predisposizione per le materie scientifiche. Il rosso, l’arancione, il marrone sono indice di grossa istintività e predisposizione per le materie artistiche.

Nello specifico:

-Blu; esprime serenità, calma, predisposizione gesti affettuosi. Se è dominante un forte autocontrollo.

-Giallo; coerenza con le proprie scelte, costanza, determinazione. Se è dominante può essere indice di un rapporto difficile con il papà. (attenzione se è dominante in concomitanza con la nascita di un fratellino è indice di gelosia).

-Marrone; esprime gioia, periodo felice. Se è dominante è indice di chiusura. Se è dominante sulle persone e sulla casa esprime tristezza. Attenzione se disegna l’albero tutto marrone (radici-tronco-chioma) è indice di conflitto e incomprensione con la mamma. Se

domenica 22 novembre 2015

Pillole di Qualità | Il cortocircuito delle emozioni di Daniela Lucangeli

Ogni volta che un bambino apprende, accanto a ciò che apprende ricorderà e traccerà la memoria dell'emozione con cui apprende.
Se apprende con paura ritornerà dalla memoria anche la paura, se apprende con percezione di inadeguatezza si sentirà sempre inadeguato, e la sua memoria ripeterà questo circolo stabilizzando che non è capace. - Daniela Lucangeli

Come stimolare ogni giorno l'intelligenza dei bambini, secondo il metodo Feuerstein

intelligenzaL'intelligenza non è solo innata, ma può essere anche insegnata. E' questo il risultato a cui era giunto dopo anni di ricerche Reuven Feuerstein, professore di psicologia e pedagogia in Israele e negli Stati Uniti e fondatore di un metodo per lo sviluppo del potenziale di apprendimento dei bambini (il metodo Feuerstein).
La giornalista Nessia Laniado nel libro "Come stimolare giorno per giorno l'intelligenza dei vostri bambini" (edizioni Red) propone alcuni suggerimenti che ogni genitore può applicare nella vita di tutti i giorni per potenziare le doti del bambino e portare alla luce i suoi talenti.
"Non si tratta di dare lezioni di intelligenza, ma di saper cogliere nei gesti quotidiani le infinite occasioni per arricchire di pensieri, conoscenze, emozioni, ricordi, domande, simboli, parole, dunque la vita dei nostri figli" dice l'autrice.
Leggi anche: 11 dritte per allenare l'intelligenza dei bambini
1 Insegnate l'attenzione: quando dovete dire qualcosa di importante guardate il piccolo negli occhi
L'intelligenza dipende dall'attenzione. Uno studio della Washington University di Saint Louis ha scoperto che l'intelligenza fluida, quella cioè che permette di trovare soluzioni creative, dipende soprattutto dalla capacità di attenzione. E l'attenzione non fa parte del patrimonio genetico, ma si impara.

martedì 3 novembre 2015

AUTUNNO

come spiegare l'autunno ai bambini

Per i bambini autunno è color oro, arancio, giallo e marrone; 
autunno è freddo che pizzica la pelle; 
autunno è il giorno che si fa più breve, è il buoi sul cielo che cala anticipatamente; 
autunno è preludio d’inverno, nel mondo animale c’è chi sbadiglia e chi già sonnecchia preparandosi al letargo; 
autunno è frutta secca e zucche.
riassumendo
http://vogliadimparare.altervista.org/pagina-242477.html#

sabato 31 ottobre 2015

Perchè mangiamo le unghie? 7 consigli per smettere




Mangiarsi le unghie è un’abitudine piuttosto comune. Onicofagia è il nome di questo disturbo, ed è molto più diffuso di quanto si possa immaginare perché riguarda il 45% dei bambini e il 10% degli adulti.
Cosa ci spinge a mangiare le unghie?
Secondo la teoria freudiana è un sintomo riconducibile alla fase della fissazione orale.
La bocca è l’organo con il quale il bambino entra in contatto con la madre, attraverso il suo seno. In questo periodo della vita del bambino la sua relazione fondamentale con il mondo esterno è di tipo nutritivo, con la madre.
Il fanciullo in questa fase tende a portare tutto alla bocca, dal seno della madre agli oggetti che lo interessano. La bocca diventa il suo mezzo di contatto con il mondo. Le fissazioni relative a questa fase sono dette fissazioni orali, e derivano dalla lunghezza eccessiva o eccessivamente corta di questo periodo. Tutte le fissazioni orali hanno un elemento in comune: l’eccessiva inclinazione per comportamenti che coinvolgono tutto il cavo orale (mangiare, suggere, fumare, bere, etc).
Un trauma in questo periodo o semplicemente la reiterata frustrazione durante lo svezzamento, possono rendere “orali” i tratti del carattere

La leggenda del filo rosso




Una sera, mentre tornava a casa, un bambino incontrò un uomo anziano in piedi sotto il chiaro di luna. L’uomo disse al bambino che era legato alla sua futura moglie da un filo rosso, e gli indicò la donna alla quale era destinato.
Il bambino, al quale non interessava per nulla conoscere la sua “futura” sposa, lanciò una pietra alla bambina e fuggì.
Anni dopo, il ragazzo si era trasformato in un giovane uomo ed i suoi genitori si preoccuparono di organizzargli il matrimonio, cercando la moglie ideale per lui, come si usava all’epoca in quella cultura. Trovata la compagna e concluso il matrimonio, la prima notte di nozze la moglie venne raggiunta dal marito nella sua stanza, la giovane donna aveva il volto coperto da un velo. Togliendo il velo il giovane vide per la prima volta la bellezza di sua moglie e ne restò meravigliato, ma notò anche un ornamento che la ragazza portava sul sopracciglio. Allora il ragazzo chiese a sua moglie cosa nascondesse l’adorno.
Lei gli raccontò che da bambina, una notte di luna piena, incontrò un bambino che gli lanciò un sasso causandogli una ferita che gli aveva lasciato una brutta cicatrice. L’ornamento serviva a coprire il segno di quella notte.
Il giovane non sapeva che quella notte della sua infanzia, il vecchio da lui incontrato non era altri che Yue Xia Lao, un uomo che, secondo la leggenda popolare, vive sulla luna e ogni notte esce a cercare tra le anime quelle che sono predestinate. In seguito le lega con un sottile filo rosso in modo che non possano più perdersi.
Questa leggenda cinese, della quale esistono diverse versioni, è conosciuta anche in Giappone e parla dei fili invisibili che ci legano ad altre persone, fili che possono impigliarsi o tendersi, ma mai rompersi.

L'alfabeto delle emozioni




L’analfabetismo emotivo dilaga nella nostra società, la rabbia, la paura irrompono nelle nostre case, nelle nostre scuole, e le forme di violenza verso se stessi ( anoressia, bulimia, alcolismo, tabagismo, droghe) e verso gli altri ( bullismo, pressioni psicologiche, pregiudizio) sono la punta di un iceberg di un fenomeno che pare non abbia intenzione di arrestarsi.
Concediamo ai nostri bambini e alle nostre bambine la possibilità di scoprirsi diversi da come la società li vorrebbe, più autonomi proprio in quegli aspetti che dovrebbero essere più a loro misura, le emozioni, sapendole decifrare, riconoscere e comunicare.

Consentiamo ai bambini di imparare a:

Trasmettere L'AMORE

Gestire LA RABBIA

Immergersi NELLA GIOIA

Disegnare LA PACE

Accogliere L'AMICIZIA

Riconoscere LA PAURA

e.......Condividere questa avventura con gli adulti e gli amici che gli sono accanto .

LAURA EFFE

sabato 5 settembre 2015

"I genitori iperprotettivi creano danni psicologici permanenti nei figli". La ricerca su 5000 volontari nati nel 1946

"L'iperprotettività dei genitori verso i figli, soprattutto durante il periodo dell'infanzia e della crescita, può causare loro dei danni psicologici permanenti da adulti". A mettere in guardia le mamme e i papà dall'essere troppo apprensivi è una nuova ricerca, pubblicata sul Journal of Positive Psychology, una delle più vaste su questo tema. Gli studiosi hanno seguito più di 5000 persone fin dalla loro nascita, nel 1946: dall'analisi è emerso che i partecipanti cresciuti senza genitori troppo "opprimenti"erano proprio quelli che risultavano avere il punteggio più alto in sondaggi riguardanti la felicità e il loro benessere generale.
Se è noto da tempo quanto l'infanzia abbia profondi effetti sulla crescita di un individuo, la ricerca è una delle prime a "calcolare" sul lungo periodo l'impatto di alcuni comportamenti da parte dei genitori. Al contrario di alcuni studi precedenti, secondo i quali i figli con legami molto stretti con madri e padri sono più predisposti a creare una relazione forte con il partner, dagli esperimenti condotti dai ricercatori della University College London è emerso che i più "infelici" erano proprio i volontari che, intervistati all'età di circa quarant'anni, ricordando l'infanzia descrivevano la mamma e il papà come iperprotettivi.



"Un controllo costante, psicologico, sui bambini può limitare la loro indipendenza e può, infine, farli sentire meno capaci di regolare il proprio comportamento in base alle situazioni", spiegano gli studiosi. Invadere la loro privacy o prendere decisioni al posto loro può aumentare il bisogno da parte del piccolo di una o di entrambe le figure genitoriali. Ma ciò non significa lasciare fare ai figli ciò che più vogliono: nessuna ripercussione a livello psicologico c'è stata sui bambini ai quali i genitori ogni tanto vietavano di uscire fuori a giocare.
"I genitori sono vitali per il benessere mentale delle future generazioni - spiega l'autore dello studio, il professor Mai Stafford della Medical Research Council’s Lifelong Health and Ageing unit dell'università inglese -. Da questo punto di vista bisognerebbe ridurre le pressioni economiche e di altro tipo sulle mamme e sui papà, in modo che possano dedicarsi a creare una relazione migliore con i loro figli, senza eccessi".
http://www.huffingtonpost.it/2015/09/04/genitori-iperprotettivi-danni-psicologici-ricerca_n_8088452.html?ref=fbpr

Scuola senza zaino: biro e righelli sono in condivisione. E i libri restano in classe. Le verifiche? “Personalizzate”

E' un progetto nato nel 2002 a Lucca, a cui finora hanno aderito 127 istituti della penisola, e da quest’anno se ne aggiungeranno altri 63 in Toscana. Si sviluppa sulla scia della della pedagogia montessoriana e punta a responsabilizzare gli alunni dove "il carico di lavoro dipende dai livelli di capacità".
L’inizio della scuola è alle porte, molte famiglie fanno i conti con il rincaro dei prezzi della cartoleria, altre invece possono tirare un sospiro di sollievo perché nelle classi dei loro figli zaini e astucci non sono ammessi. Biro, matite, gomme, forbici, squadre e righelli sono in condivisione e a fine lezione quaderni e libri vengono sistemati negli scaffali all’ingresso dell’aula. La “scuola senza zaino” è un progetto nato nel 2002 a Lucca, a cui finora hanno aderito 127 istituti della penisola, e da quest’anno se ne aggiungeranno altri 63 in Toscana (la Regione con una delibera del 31 luglio ha previsto un finanziamento di 50mila euro all’anno fino al 2020).
Una scuola più leggera non solo ha una diversa organizzazione degli spazi, ma offre anche percorsi didattici personalizzati e allo stesso tempo abitua gli alunni a lavorare in gruppo.
http://www.ilfattoquotidiano.it/2015/09/05/scuola-senza-zaino-biro-e-righelli-sono-in-condivisione-e-i-libri-restano-in-classe-le-verifiche-personalizzate/2005529/

I siciliani...


“I siciliani non vorranno mai migliorare per la semplice ragione che credono di essere perfetti; la loro vanità è più forte della loro miseria”....

La spiaggia su cui muore l’Europa



Mentre la polizia ceca “marchia” i migranti, Italia, Francia e Germania chiedono all’Ue di rivedere le norme sull’asilo. Una foto scuote il mondo.




Il bambino con la faccia nella sabbia si chiamava Aylan. Tre anni. Pantaloncini al ginocchio, una maglietta rossa, le braccia stese dalla risacca. Ieri mattina la corrente lo ha spinto indietro, fino alla spiaggia di Bodrum, Turchia, la stessa spiaggia da cui era partito poche ore prima.

http://www.lastampa.it/2015/09/03/italia/cronache/aylan-e-quella-traversata-da-bodrum-pochi-chilometri-diventati-una-trappola-g2ORPM6VE9DYZquua7bNyO/pagina.html

mercoledì 12 agosto 2015

LEGGE 13 LUGLIO 2015 N.107


      http://www.dirittoscolastico.it/legge-13-luglio-2015-n-107/

Legge 13 luglio 2015, n. 107
Riforma del sistema nazionale di istruzione e formazione e delega per il riordino delle disposizioni legislative vigenti.
(GU Serie Generale n.162 del 15-7-2015)
Entrata in vigore del provvedimento: 16/07/2015

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I contenuti del provvedimento (dal sito della Camera)
Il provvedimento  – che si compone ora di un unico articolo con 212 commi – intende disciplinare l’autonomia delle istituzioni scolastiche dotando le stesse delle risorse umane, materiali e finanziarie, nonché della flessibilità, necessarie a realizzare le proprie scelte formative e organizzative (art. 1, co. 1-4).
In particolare, prevede, nel testo come modificato nei due rami del Parlamento:
  • l’introduzione della programmazione triennale dell’offerta formativa. Nel Piano triennale le scuole indicheranno il fabbisogno di personale docente e ATA (per quest’ultimo, nel rispetto dei limiti e dei parametri stabiliti dal D.P.R. 119/2009), nonchè  le infrastrutture e le attrezzature materiali di cui hanno bisogno per l’espansione dell’offerta formativa. Obiettivi di quest’ultima sono, fra gli altri, il potenziamento dell’insegnamento linguistico in italiano e in altre lingue europee, anche tramite l’utilizzo della metodologia CLIL, il potenziamento delle competenze matematiche, logiche e scientifiche, di musica e arte, giuridiche ed economiche, digitali, lo sviluppo delle discipline motorie, nonché l’apertura pomeridiana della scuola, il contrasto della dispersione scolastica e della discriminazione, l’incremento dell’alternanza scuola-lavoro, la riduzione del numero di alunni per classe, l’alfabetizzazione e il perfezionamento dell’italiano come lingua seconda (L2) per alunni e studenti di cittadinanza e/o di lingua non italiana, la prevenzione del bullismo e del cyberbullismo, l’educazione alla parità di genere, la definizione di un sistema di orientamento.
    Il piano è predisposto dal collegio dei docenti, sulla base degli indirizzi e delle scelte di gestione definiti dal dirigente scolastico, ed è approvato dal consiglio di istituto (art. 1, co. 5-7, 12-17 e 19);
  • l’istituzione dell’organico (docente) dell’autonomia, composto da posti comuni,posti di sostegno e posti per il potenziamento dell’offerta formativa, che, dall’a.s. 2016-2017, sarà determinato con decreti interministeriali ogni tre anni, su base regionale. Dallo stesso a.s., i ruoli del personale docente saranno regionali, articolati in ambiti territoriali, la cui ampiezza – inferiore alla provincia o alla città metropolitana – dovrà essere definita entro il 30 giugno 2016.
    Sempre dall’a.s. 2016-2017, l’organico sarà ripartito dal direttore di ogni ufficio scolastico regionale fra gli ambiti territoriali presenti nella regione e assegnato alle scuole sulla base del fabbisogno espresso nel piano triennale dell’offerta formativa, nel limite delle risorse disponibili.
    Inoltre, entro il 30 giugno 2016 dovranno costituirsi reti fra scuole dello stesso ambito territoriale. Le reti saranno finalizzate alla valorizzazione delle risorse professionali, alla gestione comune di funzioni e attività amministrative, alla realizzazione di progetti o iniziative didattiche, educative, sportive, culturali, di interesse territoriale. Gli accordi di rete dovranno individuare, fra l’altro, i criteri e lemodalità per l’utilizzo dei docenti della rete, nel rispetto delle disposizioni in materia di non discriminazione sul luogo di lavoro, nonchè di assistenza e integrazione delle persone con disabilità.
    ll personale della dotazione organica dell’autonomia sarà tenuto ad assicurare prioritariamente la copertura dei posti vacanti e disponibili (art. 1, co. 63-77).
    Inoltre, lo stesso personale  potrà essere utilizzato per la copertura di supplenze temporanee fino a 10 giorni (art. 1, co. 85);

lunedì 8 giugno 2015

"Ballate senza vergogna e sognate la vostra vita perché l'estate mette subbuglio". I compiti per le vacanze di un prof di liceo

compitiSta facendo il giro dell'Italia la lista dei compiti per le vacanze consegnata agli alunni dal professore Cesare Catà, insegnante al Liceo delle Scienze Umane "Don Bosco" di Fermo. Il motivo è semplice: invece di ordinare letture obbligatorie o esercizi, Catà consiglia agli studenti di contemplare il mare in solitudine, ammirare l'alba, sognare la vita futura, leggere "perché è la migliore forma di rivolta" e "ballare senza vergogna". Consigli di vita che sembrano impartiti da un maestro che ha a cuore il benessere psicologico e spirituale dei suoi ragazzi piuttosto che il nozionismo.
Ecco i 15 punti che il professor Catà ha riportato anche nella propria pagina Facebook:
1. Al mattino, qualche volta, andate a camminare sulla riva del mare in totale solitudine: guardate come vi si riflette il sole e, pensando alle cose che più amate nella vita, sentitevi felici.
2, Cercate di usare tutti i nuovi termini imparati insieme quest'anno: più cose potete dire, più cose potete pensare; e più cose potete pensare, più siete liberi
3. Leggete, quanto più potete. Ma non perché dovete. Leggete perché l'estate vi ispira avventure e sogni, e leggendo vi sentite simili a rondini in volo. Leggete perché è la migliore forma di rivolta che avete (per consigli di lettura, chiedere a me).
4. Evitate tutte le cose, le situazioni e le persone che vi rendono negativi o vuoti: cercate situazioni stimolanti e la compagnia di amici che vi arricchiscono, vi comprendono e vi apprezzano per quello che siete.
5. Se vi sentite tristi o spaventati, non vi preoccupate: l'estate, come tutte le cose meravigliose, mette in subbuglio l'anima. Provate a scrivere un diario per raccontare il vostro stato (a settembre, se vi va, ne leggeremo insieme)
6. Ballate. Senza vergogna. In pista sotto cassa, o in camera vostra. L'estate è una danza, ed è sciocco non farne parte.
7. Almeno una volta, andate a vedere l'alba. Restate in silenzio e respirate. Chiudete gli occhi, grati.
8. Fate molto sport.
9. Se trovate una persona che vi incanta, diteglielo con tutte la sincerità e la grazia di cui siete capaci. Non importa se lui/lei capirà o meno. Se non lo farà, lui/lei non era il vostro destino; altrimenti, l'estate 2015 sarà la volta dorata sotto cui camminare insieme (se questa va male, tornate al punto 8).
10. Riguardate gli appunti delle nostre lezioni: per ogni autore e ogni concetto fatevi domande e rapportatele a quello che vi succede.
11. Siate allegri come il sole, indomabili come il mare.
12. Non dite parolacce, e siate sempre educatissimi e gentili.
13. Guardate film dai dialoghi struggenti (possibilmente in lingua inglese) per migliorare la vostra competenza linguistica e la vostra capacità di sognare. Non lasciate che il film finisca con i titoli di coda. Rivivetelo mentre vivete la vostra estate.
14.Nella luce sfavillante o nelle notti calde, sognate come dovrà e potrà essere la vostra vita: nell'estate cercate la forza per non arrendervi mai, e fate di tutto per perseguire quel sogno.
15. Fate i bravi.

giovedì 4 giugno 2015

Interventi e trucchi in classe per alunni dislessici (DSA) 3 giugno 2015




In Italia la percentuale dei bambini dislessici varia dal 3 al 5 percento. In una classe di 25 bambini è probabile che si manifesti il disturbo su 1 o 2 individui.
Sembra comunque che il disturbo sia più frequente nei maschi che nelle femmine.
Poco tempo fa abbiamo affrontato con Lorena Figini di Pedagogia e Didattica le 5 COSE SBAGLIATE SU DISLESSIA & CO., cioè abbiamo discusso su COSA NON FARE con studenti dislessici. Purtroppo sulla dislessia si sono creati dei luoghi comuni che fanno falsa informazione.

giovedì 7 maggio 2015

Tutto il male che si dice della scuola fa dimenticare il numero di bambini che ha salvato dalle tare, dai pregiudizi, dall’ottusità, dall’ignoranza, dalla stupidità, dalla cupidigia, dall’immobilità o dal fatalismo delle famiglie”.                                                      Daniel Pennac

martedì 28 aprile 2015

Quando i conti... tornano - Convegno Insegnare e apprendere la matematica


“Coraggio... piccolo soldato dell'immenso esercito. I tuoi libri sono le tue armi, la tua classe è la tua squadra, il campo di battaglia è la terra intera, e la vittoria è la civiltà umana”.
Edmondo De Amicis

giovedì 23 aprile 2015

La scrittura corsiva: stimola la mente, aumenta la creatività, sviluppa la personalità.


“La scrittura,quella a mano, in corsivo, imparata e ripetuta sui banchi di scuola, poi tralasciata a favore delle tastiere dei computer e dei cellulari oppure trascurata e quasi “dimenticata” preferendole stampato maiuscolo e ancor più minuscolo sta conoscendo una nuova stagione di gloria e il merito è in parte di una serie di ricerche scientifiche fatte nella patria del digitale, l’America. Alcuni test condotti attraverso la risonanza magnetica nell’Università dell’Indiana hanno dimostrato che i bambini che hanno dimestichezza con la a mano dimostrano una maggiore attività neurologica nell’area del cervello predisposta all’apprendimento rispetto a quelli abituati alla tastiera del computer”.Riporta ancora F. Sindici che “altri esperimenti hanno riguardato la mente degli adulti.

Anche qui le tecniche di MRI (Magnetic Resonance Imaging) hanno messo in relazione l’abitudine alla scrittura manuale con le regioni cerebrali connesse all’immaginazione e alla creatività. «Sembra che ci sia una relazione importante tra la capacità di manipolare manualmente simboli a due dimensioni e la nostra attività cerebrale», spiega Karin Harman James, del Dipartimento di Psicologia e Neuroscienze dell’Università dell’Indiana, che ha guidato la ricerca, appena pubblicata”.
Scrivere a mano aiuta ad imparare anche secondo una ricerca dell’Università di Washington. Ed è una ginnastica per le sinapsi.

Finlandia, dal 2016 niente più biro in classe: si scriverà solo su tastiera

Finlandia, dal 2016 niente più biro in classe: si scriverà solo su tastiera

I bambini della scuola primaria non impareranno più il corsivo e lo stampatello, ma soltanto i programmi di composizione a monitor17:32 - La scuola finlandese manda in soffitta biro e quaderni: dall'autunno del 2016 gli alunni della prima elementare del paese scandinavo non impareranno a scrivere a mano, ma soltanto a digitare le lettere dell'alfabeto sulla tastiera del computer. Niente più corsivo e stampatello ma solo Word e simili programmi di composizione a monitor.                                                                                                  Minna Harmanen del National Board of Education finlandese ha spiegato che sarà un salto culturale notevole. Perché digitare per scrivere, afferma, è più importante nella vita di ogni giorno. Di diverso parere Susanna Huhta della Association of Native Language Teachers secondo la quale la scrittura a mano tradizionale aiuti i bambini a sviluppare abilità motorie e funzioni intellettive migliori, quindi le lezioni di scrittura potrebbero essere rimpiazzate da ore di lavori a mano e di disegno.

La Finlandia dice addio al corsivo Dal 2016 non si insegnerà più

Una scelta dettata dal pragmatismo: lo stampatello è più veloce e più facile. I dubbi di psicologi e pedagogisti



Corsivo, addio. La Finlandia, il Paese con uno dei sistemi educativi più avanzati al mondo, ha deciso di mandare definitivamente in soffitta gli arnesi della bella calligrafia che fu dei nostri nonni e genitori e in parte è ancora nostra (per i nostri figli è tutto da vedere!). Da agosto 2016 nessun bambino finlandese imparerà più a scrivere le lettere dell’alfabeto una legata all’altra, ma solo in stampatello, con i caratteri lì belli chiari per tutti, facili da scrivere e soprattutto da leggere. E al posto delle lezioni di calligrafia si imparerà a battere sul computer. Così ha deciso l’Istituto Nazionale di Educazione finlandese: con buona pace dei tanti argomenti e dei tanti studi di psicologi e pedagogisti che dimostrano come il corsivo serva a sviluppare precise capacità cognitive nei bambini.

Negli Stati Uniti il corsivo non esiste già più
La Finlandia non è certo il primo Paese a imboccare questa strada. Negli Stati Uniti, ad esempio, il corsivo non lo usa quasi più nessuno. Quello che sorprende semmai è che a tagliare i ponti con la bella scrittura sia lo stesso Paese che non soltanto primeggia nelle classifiche Ocse-Pisa sulle competenze dei 15enni, ma lo fa in modo «gentile», cioè stando sempre dalla parte dei bambini. Al mondo vi...
http://www.corriere.it/scuola/primaria/14_dicembre_08/finlandia-dice-addio-corsivo-0f86f1b4-7efa-11e4-bf8b-faa9d359f85b.shtml



"Vorrei che tutti leggessero. Non per diventare letterati o poeti,
 ma perché nessuno sia più schiavo" 
(Gianni Rodari).

martedì 31 marzo 2015

Giornata mondiale dell'Autismo - 2 aprile 2015

Immagine decorativa
Sancita dall’Assemblea Generale delle Nazioni Unite nel 2007, la Giornata Mondiale per la Consapevolezza dell’Autismo mira a sensibilizzare, informare, ma soprattutto promuovere la solidarietà verso i malati e le loro famiglie, per aprire un varco nel silenzio che solitamente regna attorno a questo disturbo.

“Light it up blue” (illuminalo di blu) è la campagna mondiale lanciata da Autism Speaks, la più grande organizzazione internazionale che si occupa di autismo, per “accendere i riflettori” su questa patologia: in ogni città aderente monumenti ed edifici simbolo verranno illuminati di blu per significare vicinanza ed attenzione di istituzioni e società civile alle persone che ne sono colpite e alle loro famiglie.

Un modo per accendere la speranza!

domenica 8 marzo 2015

Le 10 regole d'oro per crescere figli deficienti, debosciati e asociali


IS917-007Accontentate sempre il vostro bambino, difendetelo anche se ha torto marcio e non rimproveratelo mai ... Il tema è serissimo, cioè l'educazione dei nostri figli, ma una volta tanto è trattato con sferzante ironia. Gustatevi il decalogo di Giovanni Notarnicola.
Care mamme e cari papà, volete veder crescere i vostri figli deficienti, debosciati e asociali? Seguite alla lettera il decalogo messo a punto da Giovanni Notarnicola, psicologo, psicoterapeuta e docente di riabilitazione motoria all'università di Firenze!
Il ‘manifesto’ del bravo genitore naturalmente è ironico, perché l’obiettivo del suo autore è quello di demolire certe abitudini errate e riportare l’attenzione dei genitori sui valori corretti da inculcare ai propri figli, mettendoli in guardia sulle conseguenze che certi comportamenti, anche se adottati con intenti positivi, possono avere sui nostri figli.

1 Fin dall'infanzia accontentatelo in tutto ciò che chiede così, alla prima rinuncia, gli verranno le convulsioni. Genitori, ma anche nonni e zii, sempre a corto di tempo da dedicare ai loro figli/nipoti, pensano di compensare a questa mancanza riempiendoli di regali e regalini: caramelle, cioccolatini, giochini e qualunque altra cosa venga ai bambini in mente, in un crescendo di richieste il più delle volte inutili. E invece, ogni volta che possiamo, cerchiamo di dedicare loro del tempo, per parlare, giocare insieme. E quando le loro richieste diventano troppe, bisogna avere il coraggio e la fermezza di dire di no, di far capire loro che non si può avere tutto.

2 Non insistete con la formazione morale: onestà, solidarietà, laboriosità, mansuetudine, sono caratteristiche per persone deboli. Se ci guardiamo intorno sembra quasi che nella nostra società chi va avanti siano solo i ‘furbi’, quelli che riescono ad ottenere tanto con poco, magari sgomitando a danno di chi sta vicino. Spetta a noi genitori far comprendere ai figli che non è con questi comportamenti che si ‘vince’ davvero o che si va avanti, perché i veri successi si fondano su valori ben più profondi. Confrontiamoci con loro, magari raccontando nostre esperienze o invitandoli a raccontare le loro, sottolineando aspetti positivi e negativi di ogni comportamento. Non lasciamo insomma che i bambini ‘bevano’ tutto quel che vedono all’esterno: i messaggi che potrebbero transitare non sono sempre dei migliori!

3 Raccogliete e riordinate voi ciò che lascia in giro, crescerà pensando che le responsabilità siano solo degli altri. E’ vero che a far da soli si fa più presto che non ad aspettare che lo facciano i nostri figli, però così non si responsabilizzeranno mai. Incoraggiamoli a rifarsi il letto, a rimettere a posto le costruzioni una volta finito di giocare o ad aiutare la mamma ad apparecchiare la tavola: anche se il risultato non sarà perfetto, andrà bene così. E quando vanno a scuola, evitiamo di portar noi lo zaino: non sarà certo quel peso, trasportato di solito per pochi metri fino a raggiungere l’auto, che potrà rovinargli la schiena! “Attenzione, però: le richieste non vanno fatte come un ricatto” mette in guardia il porf. Notarnicola! “Non diciamo: ‘se metti in ordine la tua stanza ti compro… se non metti a posto non ti faccio…’; si deve mettere a posto perché è giusto che sia così, senza l’obiettivo di ottenere qualcosa in cambio”.

giovedì 5 marzo 2015

E’ importante conoscere e ricordare il vero motivo per cui si “festeggia” l’8 Marzo…


8 marzo vero grande
L’8 marzo non è “la festa” della donna…e trovo disgustoso festeggiare in locali con spogliarelli o altro..
E’, semmai, una giornata di commemorazione di ricordo e di riflessione..
Le origini della festa dell’8 marzo risalgono al lontano 1908, quando, pochi giorni prima di questa data, a New York, le operaie dell’industria tessile Cotton scioperarono per protestare contro le terribili condizioni in cui erano costrette a lavorare.
Lo sciopero si protrasse per alcuni giorni, finché l’8 marzo il proprietario Mr. Johnson, bloccò tutte le porte della fabbrica per impedire alle operaie di uscire.
Allo stabilimento venne appiccato il fuoco e le 129 operaie prigioniere all’interno morirono arse dalle fiamme.
http://ilgiardinodeimieisogni.altervista.org/e-importante-conoscere-e-ricordare-il-vero-motivo-per-cui-si-festeggia-l8-marzo-2

sabato 14 febbraio 2015

LETTERA DI UN FIGLIO A TUTTI I GENITORI DEL MONDO.



Non datemi tutto quello che vi chiedo. A volte chiedo solo per riscontrare quanto posso prendere. Non sgridatemi; vi rispetto meno quando lo fate e insegnate a gridare anche a me. Non vorrei imparare a farlo. Mantenete le promesse, belle o brutte. Se promettete un premio, datemelo e comportatevi così anche con le punizioni. Non mi paragonate a nessuno,specialmente a mio fratello o a mia sorella; se mi fate apparire migliore di altri,sarò io a soffrire. Non cambiate parere così spesso su ciò che devo fare; decidetevi a mantenere la vostra decisione. Permettetemi di crescere, fidandovi delle mie capacità. Se voi fate tutto al mio posto, io non potrò imparare mai. Non dite bugie in mia presenza, e non mi piace nemmeno che voi mi chiediate di dirle al vostro posto, neanche per darvi una mano. Questo mi fa sentire male e perdere la fiducia in tutto ciò che dite. Quando sbaglio ammettetelo. Questo aumenterà la mia stima per voi, mi insegnerete così ad ammettere i miei sbagli. Trattatemi con la stessa affabilità e spontaneità che avete verso i vostri amici; essere parenti non vuol dire non poter essere amici. Non mi chiedete di fare una cosa che invece voi non fate, anche se non lo dite; non farò mai ciò che voi dite ma non fate. Quando voglio condividere una mia preoccupazione con voi, non ditemi: "Non abbiamo tempo per stupidaggini" oppure "Non ha importanza, sono cose da ragazzi." Cercate di capirmi e di aiutarmi. Vogliatemi bene e ditemelo. A me piace sentirmelo dire, anche se voi credete che non sia necessario dirmelo. Abbracciatemi, ho bisogno di sentire la vostra amicizia, la vostra compagnia, in ogni momento.
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Una lettera per tutti i genitori preoccupati



Scritto il novembre 23, 2014 by maestraemamma


Una lettera per tutti i genitori preoccupati, una lettera che tocca il cuore e l’anima, una lettera per capire e poi dire grazie ai tanti docenti che ogni giorno aiutano i bambini più “difficili” ad affrontare il loro percorso di crescita.

La lettera e le relative immagini sono originariamente apparsi su The Huffington Post United States. Le parole sono state tradotte dall’inglese.


Caro Genitore,

Lo so. Sei preoccupato. Ogni giorno tuo figlio torna a casa e ti parla di QUEL bambino. Quello che continua a picchiare/spingere/pizzicare/graffiare/e forse perfino mordere gli altri. Quello che devo sempre tenere per mano in corridoio. Quello che ha un suo posto speciale sul tappeto, e a volte siede sulla sedia invece che per terra. Quello che bisogna allontanare dalle costruzioni perché non si tirano i mattoncini. Quella che s’arrampicava sulla recinzione dell’area giochi proprio mentre le dicevo di non farlo. Quello che per rabbia ha versato a terra il latte del compagno di banco. Di proposito. Mentre lo guardavo. Quello che durante l’ora di ginnastica ha sfoderato addirittura un “VAFFA”.

Ti preoccupa che QUEL bambino interferisca con l’apprendimento di tuo figlio. Ti preoccupa che finisca con l’occupare tutto il mio tempo e le mie energie, e che per questo tuo figlio non potrà godere dell’attenzione che gli spetta. Ti preoccupa che un giorno finisca per far del male a qualcuno. Ti preoccupa che quel “qualcuno” possa essere proprio tuo figlio. Ti preoccupa che quella bambina inizi ad essere aggressiva per ottenere ciò che vuole. Ti preoccupa che tuo figlio possa restare indietro con gli studi perché potrei non fare caso al fatto che fa fatica a tenere in mano la matita. Lo so.

Google, Vint Cerf lancia l'allarme: "Dietro di noi un deserto digitale, un altro Medioevo. Se tenete a una foto, stampatela"


 VINT CERF
La tecnologia digitale rischia di trasformare il ventunesimo secolo in un nuovo Medioevo, un’epoca quasi inaccessibile alla storia. Un allarme paradossale, ancora di più considerandone l’origine: il Dottor Vinton “Vint” Cerf, uno dei "padri di internet", oggi vicepresidente di Google, dove lavora da dieci anni con la carica di “Chief Internet Evangelist” (letteralmente, Evangelista-Capo di Internet). Bene, ora Cerf ci mette in guardia sul “buco nero” verso cui, inconsapevolmente, ogni giorno spingiamo i nostri documenti più cari e importanti: testi, fotografie, video che parlano delle nostre vite, ma anche documenti legali, testimonianze, informazioni

mercoledì 11 febbraio 2015

Il bullismo nella scuola: perchè alcuni bambini diventano bulli



Cos'è il bullismo
Mario Di Pietro



Durante la ricreazione, Alessandro, un alunno di seconda media, si avvicina a Luca e mentre con una mano gli torce il braccio dietro la schiena, con l’altra gli punta un coltellino sotto la gola costringendolo a ripetere davanti a un gruppo di compagni: ”Sono il tuo schiavo e tu sei il mio padrone”. Nonsiamo in una scuola del Bronx , ma in una scuola media del Veneto.
Da diverso tempo anche in Italia il fenomeno del bullismo viene riconosciuto come uno spiacevole aspetto della vita scolastica. E' opportuno però fare una chiarificazione terminologica: bullismo è la traduzione letterale della parola inglese "bulling" che ha un significato un po' diverso rispetto all'accezione italiana. Tradizionalmente, nel nostro Paese viene considerato "bullo" un individuo dotato di molto esibizionismo, piuttosto sbruffone, che ama fare il gradasso e che spesso tende a prevaricare, senza mai però raggiungere quelle caratteristiche di cattiveria e di sadismo che invece sono tipici del fenomeno del bullismo così come viene spesso osservato in ambito scolastico. E’ quindi da considerare impropria la traduzione del termine “bulling” con bullismo, anche se ormai tale errata traduzione è ampiamente diffusa nel nostro Paese.
Varie ricerche sull’argomento hanno evidenziato alcuni fattori che possono predisporre alcuni alunni ad assumere il ruolo di bulli:
Pensano che la prepotenza paghi; in qualche scuola i prepotenti sono ammirati dagli altri, riescono ad ottenere quello che vogliono ed hanno meno probabilità degli altri di essere vittimizzati.
Sono aggressivi ed impulsivi, il che li rende costituzionalmente più inclini ad intraprendere comportamenti da bullo.
Si compiacciono della sottomissione degli altri, trovano gratificante dominare gli altri e ottenere da loro accondiscendenza e complicità.
Fare i prepotenti è coerente con l'immagine potente o di duro; si tratta di uno stereotipo diffuso specialmente tra i maschi, ma sempre più anche nelle femmine.
Sembra una cosa divertente, specialmente quando si fa parte di un gruppo che molesta qualcuno.
Hanno livelli relativamente bassi di empatia, per cui il prepotente è insensibile all'evidente sofferenza degli altri.
Il pregiudizio li porta a credere che alcuni tipi di persone si meritino di essere prevaricati; ad esempio, persone di un gruppo etnico differente o ad orientamento sessuale diverso.
Una generale ostilità verso gli altri che è stata generata da esperienze negative con genitori e parenti, specialmente il sentirsi non amati e/o ipercontrollati.
Sono stati influenzati da "modelli" aggressivi, nella vita reale e/o guardando film e video violenti.
La vittima è percepita come se avesse provocato il trattamento negativo; comunemente, i bulli considerano il proprio comportamento prevaricatore come una "vendetta".
Una monotonia cronica a scuola può portare comportamenti prevaricanti come mezzo per rendere la vita scolastica più interessante.
ll raggiungimento dell’obiettivo desiderato è considerato più importante dei brutali mezzi impiegati per ottenerlo. Ciò si applica in particolar modo ad alcune persone che si trovano ad occupare una posizione di controllo e di potere.
Lo considerano parte della loro condizione; ad esempio in seguito al fatto di essere sempre stati trattati come alunni particolarmente problematici.

venerdì 6 febbraio 2015

Catullo. Poesia e rivoluzione

La prima video-lezione per il modulo in flipped learning su Catullo: brevi note biografiche, Cesare, Cicerone e Lesbia. I poetae novi.

La scongiuro signora preside, vieti a noi studenti di usare il cellulare in classe

di Marcella Manghi 4 febbraio 2015

Gentilissima Preside,                                                                        cellulare-classe-shutterstock_141219991

mi chiamo A. e frequento questo liceo, in quale classe non importa. Le scrivo dopo che ieri sera ho parlato su skype con Giulia, una mia cugina di secondo grado che vive a New York da quasi quattro anni. Mi ha detto che lì da loro, d’ora in avanti, gli studenti potranno di nuovo usare il cellulare in classe. A deciderlo è stato il sindaco della città – De Blasio – che ha revocato il divieto imposto dal suo predecessore. Motivo della concessione: soddisfare l’esigenza dei genitori di poter contattare i figli in ogni momento.
La faccio breve: le chiedo – se mai dovesse arrivare anche nel nostro Paese una simile direttiva – di trovare un escamotage per non seguirla. Insomma: ci lasci il divieto di portare il telefono in classe. Ne abbiamo diritto! Per diversi e più che ragionevoli motivi.
 
Uno. Ci sono già tante scelte da prendere in sei ore di lezione, che lei non immagina: la seconda guerra punica iniziò nel 208 o nel 218 a. C.? Il passato remoto di ‘cuocere’ è più cosse o cuocè? Per non parlare del coefficiente di rifrazione… Non mi faccia anche scegliere tra la melanzana alla parmigiana o l’insalata di pollo per la cena. Capisco che mia madre infili una mezza spesa nella pausa caffè, ma c’è un tempo per ogni cosa.

Due. Se mai un giorno – lo dico in via del tutto ipotetica, sia ben chiaro – dovessi per sbaglio marinare la scuola, la questione della reperibilità mi renderebbe tutto molto più difficile. Non impossibile, certo, ma giustificare lo sferragliare del tram che attraversa Via Torino mette alla prova anche gli studenti più brillanti in scrittura creativa.

Tre. Dopo la lezione di ginnastica, non mi sento proprio un fior di loto. Se poi arranco paonazza dalla palestra su per le scale con la sacca semiaperta sul calzino in una mano e la fiesta-al-cioccolato nell’altra (sì, sono una delle poche che ancora si concede lo sfizio dell’elementare merendina), non voglio essere immortalata nel cellulare di qualche altro studente. Magari così galantuomo da ingrandir l’immagine, mettere bene a fuoco i miei sboccianti foruncoletti frontali e diffonderla prima ancora che io abbia messo piede in classe.

Quattro. Ma soprattutto, mi liberi dalla tentazione infernale di parafrasar Dante copiando dal display. Mi lasci – almeno per qualche ora – la trepida curiosità di sapere se F.–di-quinta ha risposto al mio messaggio di ieri sera. Mi educhi insomma all’attesa di scoprire solo alle due del pomeriggio cosa succede fuori dalla scuola. Voglio solo che tutto resti com’è ora: un liceo da cui si esce ogni giorno all’ora di pranzo affamati di pasta e novità. Non le chiedo altro.

Certa che vorrà tenere in considerazione questa mia mozione, le auguro di cuore buon proseguimento.
Cordialmente, A.
@marcellamanghi
Foto cellulare da Shutterstock

giovedì 5 febbraio 2015

Albert Einstein – La sua lettera per la figlia Lieserl…

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Quando proposi la teoria della relatività, pochissimi mi capirono,
e anche quello che rivelerò a te ora,
perché tu lo trasmetta all’umanità,si scontrerà con l’incomprensione e i pregiudizi del mondo.
Comunque ti chiedo che tu lo custodisca per
tutto il tempo necessario, anni, decenni,
fino a quando la società sarà progredita abbastanza
per accettare quel che ti spiego qui di seguito.
Vi è una forza estremamente potente per la quale
la Scienza finora non ha trovato una spiegazione formale.
È una forza che comprende e gestisce tutte le altre,
ed è anche dietro qualsiasi fenomeno
che opera nell’universo e che non è stato ancora individuato da noi.
Questa forza universale è l’Amore.
Quando gli scienziati erano alla ricerca di una teoria unificata dell’universo, dimenticarono la più invisibile
e potente delle forze.
L’amore è Luce, visto che illumina chi lo dà e chi lo riceve.
L’amore è Gravità, perché fa in modo
che alcune persone si sentano attratte da altre.
L’amore è Potenza, perché moltiplica
il meglio che è in noi, e permette che l’umanità
non si estingua nel suo cieco egoismo.
L’amore svela e rivela. Per amore si vive e si muore.
Questa forza spiega il tutto e
dà un senso maiuscolo alla vita.
Questa è la variabile che abbiamo ignorato per troppo tempo,
forse perché l’amore ci fa paura,
visto che è l’unica energia dell’universo che l’uomo
non ha imparato a manovrare a suo piacimento.
Per dare visibilità all’amore, ho fatto una semplice
sostituzione nella mia più celebre equazione.
Se invece di E = mc2 accettiamo che l’energia per guarire il mondo
può essere ottenuta attraverso
l’amore moltiplicato per la velocità della luce al quadrato,
giungeremo alla conclusione che l’amore è
la forza più potente che esista, perché non ha limiti.
Dopo il fallimento dell’umanità nell’uso e il controllo
delle altre forze dell’universo,
che si sono rivolte contro di noi, è arrivato il momento
di nutrirci di un altro tipo di energia.
Se vogliamo che la nostra specie sopravviva,
se vogliamo trovare un significato alla vita,
se vogliamo salvare il mondo e ogni essere senziente che lo abita,
l’amore è l’unica e l’ultima risposta.
Forse non siamo ancora pronti per fabbricare una bomba d’amore,
un artefatto abbastanza potente da distruggere tutto l’odio,
l’egoismo e l’avidità che affliggono il pianeta.
Tuttavia, ogni individuo porta in sé un piccolo ma potente generatore d’amore la cui energia aspetta solo di essere rilasciata.
Quando impareremo a dare e ricevere questa energia universale, Lieserl cara,
vedremo come l’amore vince tutto,
trascende tutto e può tutto, perché l’amore è la quintessenza della vita.
Sono profondamente dispiaciuto di non averti potuto esprimere
ciò che contiene il mio cuore,
che per tutta la mia vita ha battuto silenziosamente per te.
Forse è troppo tardi per chiedere scusa, ma siccome il tempo è relativo,
ho bisogno di dirti che ti amo e che grazie a te sono arrivato all’ultima risposta.

Tuo padre Albert Einstein

Chi studia musica a scuola protegge il cervello quando sarà anziano


Chi studia musica a scuola protegge il cervello quando sarà anziano 
Lo sostengono dei ricercatori del Rotman Research Institute di Toronto: gli studiosi hanno dimostrato che l'educazione musicale, se fatta in età giovanile, produce benefici nella terza età, aiutando a fronteggiare meglio il decadimento cognitivo e prevenire la perdita delle competenze di linguaggio e ascolto.

Lo studio della musica in età precoce protegge il cervello da anziani. A sostenerlo sono un gruppo di ricercatori del Rotman Research Institute di Toronto, attraverso uno studio pubblicato sul Journal of Neuroscience: gli esperti canadesi hanno dimostrato che l'educazione musicale, se fatta da bambini, produce benefici anche nella terza età, aiutando a fronteggiare meglio il decadimento cognitivo e prevenire la perdita delle competenze di linguaggio e ascolto.
Dalla ricerca è infatti emerso che gli anziani che avevano studiato musica da bambina erano del 20% più veloci nell'identificare i suoni e i testi dei discorsi rispetto ai loro coetanei. Una qualità già osservata anche nei giovani che hanno studiato musica. Tra le funzioni cognitive che possono peggiorare con l'età c'è infatti la comprensione dei discorsi, anche quando non si hanno problemi di udito.
Già precedenti studi avevano confermato che il sistema uditivo centrale del cervello, che aiuta ad analizzare, sequenziare e identificare le caratteristiche acustiche del discorso, si indebolisce con gli anni. Ma iniziando a studiare uno strumento musicale prima dei 14 anni e continuando a farlo per 10 anni si potenziano le aree chiave del cervello deputate al riconoscimento delle parole. Un beneficio che si mantiene anche quando si è anziani.
In conclusione, la risposta del cervello è migliore di 2 anche 3 volte nei vecchi musicisti rispetto ai coetanei non musicisti. Il cervello degli anziani che hanno studiato musica riesce infatti a descrivere in modo più dettagliato, limpido e accurato i suoni dei discorsi, cosa che consente loro di capire meglio quanto stanno ascoltando, aiutando così a fronteggiare il declino cognitivo provocato dall'età. Pertanto, il ruolo della musica è importante sia sui banchi di scuola, sia nei programmi di riabilitazione della terza età.

domenica 1 febbraio 2015

MISOFONIA

Misofonia

screech - torture your friends
Ci sono dei suoni che vi danno particolare fastidio, come il rumore di chi si soffia il naso, mastica o deglutisce, oppure il clic del mouse?
Potrebbe essere un problema di misofonia, l’avversione per uno o più suoni specifici che invece ad altri non creano alcun disagio.

Si differenzia dall’iperacusia, che invece è una patologia caratterizzata da un aumento della sensibilità uditiva, ad es. a causa di infiammazioni, e dalla fonofobia, un disturbo psichico che si manifesta con un terrore ossessivo dei suoni intensi.

Non va confusa con la misofobia, la paura morbosa di sporcarsi a contatto di determinati oggetti che spinge ad adottare misure igieniche esagerate.

Qualche nota lessicale

Misofonia, iperacusia, fonofobia e misofobia sono esempi di    composizione neiclassica (o confissazione), parole ottenute con elementi formativi delle lingue classiche, come miso- e -fonia dal greco μισο- , odio, e ϕωνή, suono (misofobia invece deriva da μύσος “sozzura”).

Come già accennato in Terminologia medica inglese e italiana, in inglese i termini di origine greca e latina risultano poco trasparenti e spesso esistono nomi alternativi: per misofonia selective sound sensitivity syndrome e sound rage, riportati dal sito Misophonia.

Ho dato un’occhiata a Misophonia arrivandoci da Does chewing, tapping and typing send you into a rage? e lo consiglio a chi insegna inglese: gli   elenchi di stimoli sonori che possono suscitare reazioni negative mi sembrano molto utili per l’arricchimento lessicale!

Per mouth and eating, ad esempio, si trovano “ahhs” after drinking, burping, chewing, crunching (ice, other hard food), gulping, gum chewing and popping, kissing sounds, nail biting, silverware scraping teeth or a plate, slurping, sipping, licking, smacking, spitting, sucking (ice, etc) swallowing, talking with food in mouth, tooth brushing, flossing, tooth sucking, lip smacking, wet mouth sounds, grinding teeth, throat clearing, jaw clicking.
.                                                                                                                                           Licia